Aria di crisi: dopo D’Alema, Veltroni a palazzo Chigi?

Di Damato Francesco
28 Luglio 1999
Terrazze romane

Un po’ per metterlo più chiaramente contro D’Alema, un po’ perché convinti che solo sotto la Quercia si possa cercare con gli attuali rapporti di forza parlamentare un altro presidente del Consiglio, fra i prodiani dell’Asinello si fa sempre più insistente il nome di Veltroni per la guida di un nuovo governo di centro-sinistra in caso di crisi. Che tutti a parole, nel movimento fondato dal presidente della commissione esecutiva dell’Unione Europea, escludono di volere, ma nessuno cerca con i fatti di scongiurare sul serio. Sono sintomatiche le resistenze opposte da Parisi, il vice di Prodi, alle pressioni di D’Alema per riorganizzare unitariamente ed elettoralmente la maggioranza di governo, senza distinzioni tra aderenti e non al primo Ulivo. Si vorrebbe spingere Veltroni a Palazzo Chigi in quanto segretario del partito maggiore, o di quello “meno piccolo” della coalizione, come preferisce chiamarlo Parisi dopo le diete elettorali di giugno. Fu lo stesso argomento adoperato da Cossiga e Marini per spingere l’anno scorso a Palazzo Chigi D’Alema. Che imprudentemente, una volta arrivatovi, cedette la carica di segretario a Veltroni. È il passaggio meno esplorato dell’ultima crisi. E potrebbe rivelarsi il seme involontario della prossima, a dispetto della furbizia e dell’abilità generosamente attribuite a D’Alema anche dopo il fallimento della sua commissione bicamerale per le riforme costituzionali.

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