Con la Ferrari vince la macchina, non l’uomo

Di Roberto Perrone
21 Luglio 1999
Sport uber alles

L’Italia esporta molti prodotti, ma solo due sono universalmente riconosciuti come nostri in tutto il mondo: Sophia Loren e la Ferrari. Due femmine, una donna e un’automobile. Gli americani ci invidiano solo per loro, Sophia l’hanno adottata, aprendole tutte le porte, da Hollywood alla Casa Bianca, la Ferrari l’hanno comprata e messa in garage. La Ferrari è un’auto da ricchi, di portafoglio e di fede. La Ferrari è un mito di tutti. La Ferrari provoca uno strano fenomeno in chi la segue: la marginalizzazione del pilota. Esistono un campionato piloti e uno costruttori, ma, nel caso della Ferrari, la competizione è unificata. Per cui, domenica, quando Schumacher si è schiantato contro un muro di gomme nel gran premio di Silverstone, abbiamo tutti pensato alla macchina e dopo al pilota, abbiamo pensato al campionato del mondo che diventerà difficile da vincere. Il povero Schumacher si è rotto una gamba e ha tutta la nostra comprensione. La macchina di più, perché sono 20 anni che non si vince un titolo Mondiale e questo fa male al cuore. La corsa è continuata – show must go on – Hakkinen è uscito, Irvine è arrivato secondo. Sta andando bene l’irlandese che vogliono sostituire a fine stagione, si potrebbe puntare su di lui. Vai Eddy. E poi parla italiano, al contrario di quel tedesco (non mi viene il nome) che pilotava la Ferrari fino a qualche tempo fa.

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