
Pensione Italia, pentiti e l’impenitente Bindi contro tutti
Il nodo (scorsoio?) delle pensioni Settimana scorsa è ripreso il dibattito interno alla maggioranza sulle pensioni. Le costanti pressioni giunte dai partner europei e dal Fondo monetario affinché il nostro governo riduca la spesa previdenziale, aveva riportato all’ordine del giorno, in vista del Documento di programmazione economica e finanziaria e della manovra finanziaria del 2000, la necessità di una riforma del welfare e quindi di un intervento sul sistema pensionistico che, nonostante le due riforme varate tra il ‘95 e il ‘97 rischia, a detta di tutti, la bancarotta. Immediate le reazioni dei sindacati: “Proposte inaccettabili”, “Di pensioni non si dovrebbe neanche parlare prima del 2001”, “Non c’è più niente da tagliare perché in Italia la spesa sociale è già al 23% del Pil, 2 punti meno dell’Inghilterra”. Nel fine settimana D’Alema ha cercato di stemperare gli attriti annunciando: “cercherò un’intesa con i sindacati”.
Quello delle pensioni è un nodo fondamentale non solo per il peso che ha sull’economia reale, ma anche perché da queste scelte di politica sociale si chiariranno le prospettive del paese: o si sceglierà di investire sulle famiglie, nella formazione dei giovani, nei settori produttivi e dinamici della società, oppure si deciderà di lisciare il pelo agli apparati sindacali che sull’ossatura di decenni di potere hanno portato al governo l’attuale maggioranza e gestiscono a suon di tessere gli interessi consolidati di un paese che di questo passo nel 2030 scenderà dagli attuali 56 a 40 milioni di abitanti, con più di 4 milioni di ultraottantenni e altrettanti ultrasessantacinquenni, mentre tra 15-20 anni, dicono gli esperti, la popolazione attiva perderà una decina di milioni di unità. Il problema, infatti, non è la spesa sociale complessiva (23% del Pil) in linea con quella europea, bensì il fatto che di questi 309.086 miliardi di spesa previdenziale totale, 238.282 miliardi, ovvero il 66%, siano assorbiti dalle pensioni… Un sistema, cioè, che come sottolineava Amato, toglie ai figli per dare ai padri e, se possibile, ai nonni. L’unica alternativa a una vera ed equa riforma è, quindi, la morte del paese, inevitabile dopo una lunga e nostalgica vecchiaia. E le ultime elezioni dimostrano che non è più tempo di concertazioni e grandi intese: il Paese, quello vero, ha scelto da che parte stare.
Finanziaria:
aggiornamento settimanale Mercoledì 30 giugno il Governo ha presentato in Parlamento il documento di programmazione economico-finanziaria e settimana scorsa i tecnici del ministero del Tesoro sono stati impegnati a controllare e ricontrollare i conti. E non è mancata qualche sorpresa: la variazione dal 2,3 al 2,4% nel rapporto deficit-Pil potrebbe far lievitare la Finanziaria a 18mila miliardi. Inoltre il Governo punta a raggiungere nella seconda parte dell’anno una crescita del Pil del 2,7-2,8% in modo da fissare la media annua all’1,3% (secondo i pessimisti sarà dello 0,8%).
Siamo stati, quindi, facili profeti: settimana scorsa la manovra era di 16mila miliardi, ora è già cresciuta di 2mila, mentre in compenso se sette giorni fa Amato si augurava per i secondi sei mesi del 1999 una crescita del 3%, ora si accontenterebbe del 2,7-2,8%. Prevediamo (e promettiamo) altri aggiornamenti. Intanto, mentre i nostri governanti danno i numeri, la Corte dei Conti scopre che tra sprechi dovuti a dissesti degli enti locali, mutui non utilizzati, danni ecologici e perdita di contributi Ue la burocrazia divora circa 8mila miliardi l’anno…
Ds, pentiti e Del Turco (speriamo non pentito) Martedì scorso (22 giugno), la maggioranza della Commissione antimafia, ovvero i commissari dei partiti di governo uniti a quelli della Lega e di Rifondazione, con un documento firmato hanno chiesto “un chiarimento” al presidente della Commissione Ottaviano Del Turco dopo la sua intervista al Corriere della Sera. In quell’occasione Del Turco, traendo spunto dalle nuove dichiarazioni di Cancemi che, sulla base di deduzioni logiche, attribuiva a Berlusconi il ruolo di “mandante” negli omicidi Falcone e Borsellino, aveva attaccato il modo con cui le procure gestiscono i pentiti, permettendo loro di influenzare la vita politica del paese e, di fatto, di ostacolare lo stesso corso della giustizia. Secondo gli osservatori il “chiarimento” sarebbe un’implicita richiesta di dimissioni a Del Turco.
Così Emanuele Macaluso, coscienza storica della sinistra italiana, ha commentato in una lettera al Corriere della Sera di giovedì scorso (24 giugno), l’iniziativa delle sinistre: “La cosa che mi sconcerta in tutta questa vicenda non è certo l’intervista di Del Turco, sulla quale si può consentire o dissentire, in tutto o in parte. È la ‘violenza’ della reazione di tanti esponenti dei Ds, sino al punto di chiedere le dimissioni del presidente della Commissione. Io non so quale sarebbe stata la reazione degli stessi dirigenti del partito se Del Turco avesse detto le stesse cose dopo che un pentito, per ‘deduzione logica’, avesse accusato, anche per fatti meno gravi, uno di loro”. Su temi tanto decisivi per la civiltà di un paese, la maggioranza di governo dovrebbe dimostrare la responsabilità politica necessaria a superare logiche di schieramento e affrontare, con l’opposizione, un problema che da qualche anno sta minando la stabilità stessa del paese. Il resto è guerra per bande nella quale ci si può solo chiedere quando verrà il proprio turno.
SuperBindi contro l’Aids Settimana scorsa il ministro della Sanità Rosy Bindi ha presentato la campagna nazionale anti-Aids di quest’anno. Si tratterà di uno sceneggiato “in pillole”, composto di otto puntate da tre minuti l’una, intitolata “Gli amici di Sara” e che andrà in onda per tutta l’estate prima sulla Rai, poi sulle reti Mediaset e infine su Tmc. Narra la storia di tre ragazzi e due ragazzi che vivono nello stesso appartamento e che, tra amori e abbandoni, vengono tutti a contatto con storie legate all’Aids. Ma le vivono sempre con intelligenza e buon senso. E soprattutto usano sempre il preservativo. Lo slogan della campagna, infatti, è: “Quando perdi la testa continua ad usare il cervello, non dimenticare il preservativo”.
Soddisfatti i bisogni fondamentali dei suoi cittadini fornendo loro quel “livello essenziale” di assistenza sanitaria che con insonne vigilanza aveva approntato per loro, la superministra dispensa anche il superfluo e il divertimento. Però, mens sana in corpore sano, e soprattutto igiene. Perciò, se non usate il preservativino Rosy, la mamma d’Italia, vi bacchetta proprio lì.
SuperBindi contro Alberto Sordi Il ministro della Sanità Rosy Bindi questa settimana ha dichiarato che: “La mia è una riforma contro il medico della mutua di Alberto Sordi e a favore del ‘medico in famiglia’ del serial della domenica. È contro il medico che fa la doppia professione e a favore del dottor Kildare”.
E se per la sua riforma scolastica Berlinguer si fosse ispirato a “L’attimo fuggente”? A questo punto proponiamo al ministro Diliberto “Perry Mason” per la riforma della giustizia e “Brubaker” per quella delle carceri; e al ministro della difesa Scognamiglio, per riformare le forze armate, l’attualissimo Tom Cruise di “Top Gun”. E poi dicono che il governo non dà spettacolo…
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