
Vestiti-tandem e occhiali stupefacenti
Protezione e autodifesa sono in tendenza. L’artista inglese Lucy Orta pensa che solo la solidarietà tra gli individui possa aiutare a sopravvivere in un mondo violento e precario. Durante la Biennale di Venezia del ’95 ha presentato il suo progetto “Life Line” facendo sfilare una catena di persone unite da un unico grande abito collettivo, una tuta a più posti. Lucy Orta ha prodotto abiti-rifugio, abiti-mobili e rifugi temporali, o modulari, a seconda delle necessità: kit di sopravvivenza e crisalidi modulari – a metà tra il sacco a pelo e il piumino d’oca – e abiti tecnologici in microfibra, o fibre metalliche. Per essere vigili rispetto alla realtà, la Orta ha creato abiti-opere che possono funzionare come osservatori, o posti di guardia: sono tende con cappucci in cima per la testa e maniche e gambe di pantaloni per mantenere comunque un rapporto con il mondo circostante. Altri modi per poter prendere le distanze dalla realtà vengono offerti dall’industria degli occhiali. O’Tech lancia gli Shields, occhiali che permettono una visione normale, ma all’esterno le lenti appaiono cosparse di nuvolette, o righe. Space Club, specialista di occhiali da discoteca, ha lanciato occhiali che permettono di vedere le cose come sotto l’effetto di stupefacenti. La visuale è psichedelica, perché il campo visivo viene deformato come attraverso lenti-ologramma. Non manca neanche qualche bell’effetto collaterale: togliendo gli occhiali resta un po’ di mal di testa – il minimo rispetto a quello che potrebbe provocare l’assunzione di droghe vere. Occhiali diversi per attitudine sono i Mikli Vision, del designer francese Alain Mikli. Sono dotati di una microcinepresa a forma di cono applicata al lato destro dell’occhiale. Una volta effettuate le riprese, le immagini raccolte possono essere riviste su un video portatile. Non siamo più di fronte ad atteggiamenti difensivi, o d’evasione, come negli esempi già citati. Chi usa questi occhiali non fugge, preferisce collezionare esperienze e trasformarle in feticci da archiviare nella memoria.
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