La Cina teme nuove “guerre stellari” Usa

Di Madama Enrico
02 Giugno 1999
Cartolina da Pechino 20

Il bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado ha portato alla massima tensione le già non ottimali relazioni tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese. Ma le cause profonde di tale tensione sono ben lontane dai Balcani. Partono dalla discussione sull’ammissione della Cina al Wto (l’Organizzazione Mondiale del Commercio), passano per l’eterno dibattito sui diritti umani in Cina e la sentita adesione hollywoodiana alla causa del Dalai Lama. Tuttavia il vero punto scottante è un altro: il nuovo programma di sicurezza ideato dagli Usa per l’Estremo Oriente. Tutto è iniziato col bellicoso atteggiamento della Corea del Nord, che ha lanciato i suoi missili sopra lo spazio aereo giapponese. La politica aggressiva adottata da Pyongyang ha convinto, perciò, gli Stati Uniti a considerare seriamente le eventuali contromisure da prendere nell’ipotesi di una improvvisa guerra nella penisola coreana e a dare il via libera allo sviluppo di un sistema di difesa contro attacchi missilistici, il cosiddetto Tmd, Theater Missile Defence. Con esso gli Stati Uniti hanno rispolverato il progetto “Guerre Stellari” di reaganiana memoria. Queste iniziative hanno molto disturbato il governo e i militari cinesi. Innanzitutto perché non è chiaro se il Tmd è solo un bluff (come fu quello di Reagan) o se l’attuale tecnologia americana può realmente sviluppare un efficace sistema di difesa anti-missili. I cinesi sanno bene che quando i loro colleghi sovietici abboccarono al bluff, le montagne di rubli sprecati a ideare contromisure diedero il colpo di grazia alla non solidissima economia dell’Urss. E ovviamente non vogliono fare la stessa fine. D’altro canto, se in futuro il Tmd funzionasse realmente e diventasse operativo, l’esercito cinese si troverebbe con un arsenale di armi strategiche obsolete e in buona parte inefficaci. Ulteriore motivo di tensione è la recente ratifica da parte del parlamento giapponese dei nuovi piani di cooperazione con gli Stati Uniti in caso di crisi militare nell’area, che prevedono tra l’altro anche una partecipazione diretta delle forze militari giapponesi, un fatto senza precedenti. La Cina interpreta i nuovi piani militari americani come un grave attentato alla propria sicurezza. Negli Usa questa preoccupazione è stata perfettamente compresa da alcuni. Come testimonia tra l’altro un articolo di Henry Kissinger, apparso sul giornale giapponese Yomiuri Shinbun proprio il giorno del bombardamento dell’ambasciata, in cui l’ex segretario di Stato auspicava una politica più “ragionevole” nei confronti della Cina.

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