
Berlinguerosevic
Dopo tanto parlare di parità, diritto delle famiglie, libera concorrenza, il governo ha partorito un piccolo, orribile mostro: un disegno di legge tanto meschino negli orizzonti quanto mostruoso per protervia statalista. Il “testo unico Biscardi” non si accontenta di disattendere per l’ennesima volta la domanda delle famiglie che chiedono di poter scegliere in condizione effettivamente paritetiche la scuola per i propri figli, e perciò di non pagare due volte la scuola non statale (con le tasse per quella pubblica, e con la retta per quella effettivamente utilizzata). No, va molto più in là: pretende di dettare legge anche sulle scuole non parificate, quelle cioè che non vogliono il riconoscimento statale. Un incredibile passo indietro rispetto alla – più liberale (sic!) – situazione attuale.
In quasi tutti i Paesi Europei sono previste forme di finanziamento, o totali, come in Olanda, o parziali ma importanti come in Belgio, Irlanda, Danimarca, Inghilterra, Spagna, Germania. Perfino la nuova costituzione della Russia prevede che ogni scuola sia finanziata dallo Stato, ma abbia piena autonomia quanto a contenuti, organizzazione, metodologia. Se il disegno Biscardi passa, l’Italia sarà l’unico ed ultimo Paese sovietico dell’Europa. Personal-mente provo un grande sconcerto: innanzitutto per la disinvoltura con la quale un partito e un governo che si definiscono democratici calpestano la volontà esplicitamente espressa da 1.400.000 cittadini, cioè i firmatari della petizione popolare per la parità scolastica che abbiamo consegnato al Parlamento lo scorso autunno. Una petizione che ha dimostrato quanto il problema sia sentito e come la scelta della scuola libera non sia un privilegio dei ricchi, ma un diritto di tutte quelle famiglie ( e quegli insegnanti) che vogliono proporre ai loro figli modelli educativi e didattici diversi da quelli imposti dall’alto. Fosse anche una scuola elementare con la maestra unica invece che con i moduli, o dove pur valorizzando la libertà di espressione del bambino si crede ancora nell’ortografia! Ma sono sconcertato e amareggiato anche per questa retromarcia della sinistra di governo, che in questi anni, sotto la spinta della domanda popolare e di tanti pronunciamenti venuti dallo stesso mondo laico e imprenditoriale, aveva lasciato intendere che c’era una disponibilità a rivedere l’attuale situazione di discriminazione delle scuole libere. Lo stesso ministro Berlinguer, che ho incontrato tante volte, si era impegnato su un progetto con tanti punti ancora discutibili, ma certamente migliore di questo.
Ora il ministro, il governo, e il presidente del Consiglio devono dire chiaramente se condividono il testo Biscardi. Mi auguro che lo sconfessino, ma se così non fosse vorrebbe dire che tutte le cose annunciate e discusse fino ad ora non sono state altro che una melina per assestare un colpo mortale alla libertà di educazione nel nostro Paese. E perciò alla libertà tout court.
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