Sfilate buoni, se potete

Di Pavarini Maria Cristina
24 Marzo 1999
Gadget&fashion

Un’altra settimana di sfilate di moda è finita. Una sfilata costa mediamente intorno a 800 milioni di lire e in quest’ultima edizione se ne sono viste circa 180. L’overdose appiattisce l’offerta, ma almeno la bontà trionfa. Salvatore Ferragamo, che ha presentato una collezione stile oriente bellissima, anziché proporre le solite basi musicali di sottofondo registrate, ha regalato un breve concerto live di Noa, cantante israeliana paladina della pace in Medio Oriente. Sempre sul fronte umanitario, Cividini, un’azienda di maglieria di cashmere, ha fatto sfilare una donna vestita con un abito di maglia metallica dorata (un’allusione alle cifre spese in questi giorni) e con il tipico copricapo bianco e rosso del popolo curdo, in segno di solidarietà alle donne di quella nazione. (Quando si dice che quel che conta è il pensiero). E Naomi? Dopo aver pianto per il rifiuto dei Versace, ha voluto essere solidale con un istituto di ragazzi portatori di handicap. Già nel ’97, per il lancio della linea Naomi Campbell Jeans, s’era impegnata a devolvere un dollaro per ogni pantalone venduto a favore della fondazione Nelson Mandela… Peccato che la ditta produttrice sia fallita lasciando debiti di parecchi milioni. Ma non ci sono stati solo piagnistei. La Camera Nazionale della Moda, associazione che promuove la moda italiana, ha allestito una mostra fotografica sulle mamme di tutto il mondo. L’iniziativa sarebbe servita a far conoscere Terre des Hommes, movimento umanitario internazionale che assiste donne che, maltrattate o abbandonate, si trovano a far fronte a una gravidanza da sole e senza aiuto. L’iniziativa è stata più concreta di tante altre, ma nessuno ne ha parlato. È buona davvero, ma non fa immagine.

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