
L’alternativa all’Occidente?
Il vero problema della globalizzazione non è la povertà dei paesi poveri. Questo è un problema che infine la globalizzazione potrebbe risolvere in base ai propri principi, cioè la democrazia e il mercato. È la strada su cui si sta procedendo e il suo maggior ostacolo è dovuto alla mancanza di una cultura della globalizzazione nei paesi poveri. Si tratta di innalzare il livello di informazione e formazione nel mondo: e questo è un processo lento ma che computer e televisione rendono assai più rapido. Per quanto maledetto dalla cultura di sinistra il modello occidentale offre un modello di espansione individuale che esalta i desideri e le qualità naturali degli uomini. La globalizzazione non è un processo che attraversa il peccato, è un processo che ne attraversa la natura. Per dirla nel dimenticato linguaggio metafisico della tradizione cattolica la globalizzazione corrisponde al diritto naturale. Ciò non vuol dire che è intrinsecamente morale, anche se è ontologicamente buona; ma che infine la natura non è qui dominata da un potere demoniaco totalizzante come accadeva nel caso del comunismo, che ha lasciato tracce in tutte le culture della sinistra. Certamente saremo obbligati ad affrontare i problemi del mondo sottosviluppato in maniera più efficiente, sino a comporre la questione demografica che è fattore scatenante di tutto il processo, senza ricorrere a metodi cinesi. Ciò obbligherà a restringere i limiti delle azioni illecite e anche della democrazia nei paesi occidentali. L’Occidente dovrà imparare a difendersi dai pensieri che lo disgregano come il pacifismo assoluto da un lato e l’assolutezza dei diritti individuali dall’altro. La globalizzazione non è solo il libero mercato con dei vincoli che si faranno più cogenti perché sarà inevitabile una globalizzazione della politica e della cultura. Questo è il mondo diverso cui c’incamminiamo. Il problema più delicato, che probabilmente sarà il fattore scatenante nel cambiamento anche dei regimi politici sarà il fattore islamico. L’islam ha una sua incompatibilità con la globalizzazione perché si pensa già come mondo globale. Fuori del mondo islamico c’è solo il non mondo, il mondo della guerra. E non a caso l’alleanza tra America, Russia, Cina è un cordone antiislamico: come quello antico contro i turchi e i mongoli. L’India ne farà parte eminente. Pensiamo che questo problema della incompatibilità dell’islam con la globalizzazione sia anche un problema per gli islamici sebbene non conosciamo ancora una vera letteratura sull’argomento sul piano della lettura comune. Infine il problema più terribile è globalizzare l’islam. Bin Laden ha fatto questo pensiero: dare alla guerra santa l’arma per la distruzione dell’Occidente della globalizzazione. La storia è appena agli inizi e vedremo il buonismo, il pacifismo, i “beati costruttori di pace”, i cosmopoliti impallidire mentre la realtà avanza. E una consolazione minore, il tempo del cattocomunismo giunge al termine. E il cardinal Sodano lo ha capito bene: grazie a Dio.
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