I cattolici portino la spada (altro che peace&love)

Di Gianni Baget Bozzo
08 Novembre 2001
Mi sono chiesto tante volte perché il pacifismo sia divenuto l’identità politica dei cattolici. Mi era ben chiaro che esso consisteva nel pensare che il Nuovo Testamento avesse abolito l’Antico Testamento e che quindi le regole date da Gesù nel Nuovo Testamento fossero divenute anche regole politiche: il pacifismo assoluto è l’unica posizione possibile per il cristiano se si intende che il «dare l’altra guancia» sia un precetto che riguardi la vita pubblica.

Mi sono chiesto tante volte perché il pacifismo sia divenuto l’identità politica dei cattolici. Mi era ben chiaro che esso consisteva nel pensare che il Nuovo Testamento avesse abolito l’Antico Testamento e che quindi le regole date da Gesù nel Nuovo Testamento fossero divenute anche regole politiche: il pacifismo assoluto è l’unica posizione possibile per il cristiano se si intende che il «dare l’altra guancia» sia un precetto che riguardi la vita pubblica. Ma Gesù dava precetti per i cristiani, erano le regole della sua Chiesa che fondava, le regole evangeliche sono regole ecclesiali tanto che se qualcuno non le rispettava, doveva essere convocato innanzi alla Chiesa. Gesù fondava una società e fondava le regole di quella società, che era la società che annunziava il Regno di Dio ed in qualche modo lo prefigurava. Nel mondo, per il cristiano, valevano le regole del mondo: e quindi le regole dell’Antico Testamento. In questo caso il governo dell’ordine mondano spettava all’ordine politico e quindi al potere temporale, che, come dice Paolo ai Romani porta la spada. Ciò vuol dire che il cristiano non porta la spada in quanto cristiano, ripone la sua spada nel fodero ma vive nel tempo in cui sono ancora necessarie le spade: «vendi il mantello e compra una spada». La Chiesa storica è l’annuncio del Regno e nel suo interno valgono delle regole spirituali, come quella della rinuncia alla spade e il perdono dei nemici, che sono, dal punto di vista politico regole individuali. Il Regno ha per segno storico la Chiesa visibile ma vive nel cuore dei cristiani. La somiglianza al Padre è la somiglianza del loro cuore al cuore del Padre. Sinché sono nel mondo essi appartengono ancora al tempo della Legge, che non è abolita nemmeno in uno jota: sono quindi tenuti alle regole della giustizia; certo non a quelle della violenza, ma della forza sì. Il cattolico per principio non è un pacifista e porta nelle mani la spada che non porta nel cuore. L’errore dei pacifisti è che avendo perso la dimensione mistica, caricano di dimensione utopica la politica. Avendo perso l’esperienza di Dio, danno valore assoluto all’esperienza dell’uomo. Niente è più urgente per il cattolico che sostenere per motivi di fede e di ortodossia cattolica la lotta contro il pacifismo e perciò la lotta contro il fondamentalismo islamico. In Afghanistan ed in Italia dove sicuramente non mancano le quinte colonne islamiste occorre soprattutto combattere come cattolici l’eresia gnostica che si nasconde dietro il pacifismo come figura storica del Cristianesimo. Possiamo essere ecumenici: i protestanti, specie i luterani, ci possono essere maestri per aver conservato il senso dell’Antico Testamento e della sua validità accanto al Nuovo. Basti pensare al comportamento di Lutero di fronte agli anabattisti di Muntzer che sarebbero i Sobrino, i Gutierrez gli Ellacuria dei nostri giorni, nella rivolta dei contadini tedeschi. I protestanti sono più antignostici di noi. Mi diletto sempre nel pensare che Baretth chiamò Teilhard de Chardin «un serpente gnostico». In questa questione del pacifismo, il Lutero della guerra alla rivolta dei contadini tedeschi ci può essere maestro contro i teologi della liberazione, che oggi dominano la produzione teologica specie nel campo politico. E non a caso è un protestante Bush, che ha salvato l’Occidente dichiarando guerra al fondamentalismo islamico. E Berlusconi ci ha portati sulla giusta strada. Ma oggi la fede cattolica, come sempre è salvata dal popolo cristiano e messa in pericolo da teologi e da vescovi.

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