L’anti-Dc Parisi starebbe bene in FI

Di Gianni Baget Bozzo
04 Aprile 2002
Parisi non si è reso conto che l’Ulivo era il ritorno mascherato al consociativismo

Un pensiero per Arturo Parisi, uno dei più sicuri antidemocristiani nella storia della Repubblica. Vedersi soffiata da Marini la Margherita è una sconfitta storica, il serpente si morde la coda. A Parisi il Paese deve molte cose: una collaborazione intelligente al referendum Segni, al rinnovamento del Pci tentato da Occhetto. Il suo errore fu di non accorgersi che, con il ritorno dei funzionari comunisti al potere con la segreteria D’Alema, tutto era perduto. Il disegno del maggioritario con leadership di sinistra era pensabile con Occhetto, non esisteva più con il riaccorpamento di partiti che si è chiamato Ulivo. Parisi non si è reso conto che l’Ulivo era il ritorno mascherato al consociativismo. In realtà chi ha realizzato il pensiero di Arturo Parisi è stato Silvio Berlusconi che ha creato quella maggioranza sopra i partiti che Parisi aveva pensato per la sinistra. Se il politologo soverchiasse in lui il politico, Parisi starebbe benissimo in Forza Italia. Ma Parisi nasce a sinistra ed è sardo. Rimarrà a vedere Marini sfogliare la margherita.

Parisi ha dovuto puntare su due democristiani che valevano assai meno di lui, Mario Segni e Romano Prodi. Sempre democristiani erano, caro Arturo, e la Dc è “terra quae non seminatur”: e il mio maggior timore per la maggioranza liberale non è un avversario ostile come Sergio Cofferati, ma un nemico subdolo come il Casini e il Follini: la volpe e il gatto.

I democristiani sogliono fare come il cuculo: mettere il nido nella casa degli altri, facendo fuori gli aborigeni: come è accaduto a te. Rutelli, lo avrai capito alla fine anche tu, darebbe via «quello che è meglio tacer che dire» (Dante) pur di rimanere su una qualche sedia. Infine Rutelli è un politico a lista. Sul mercato. Ora da vecchio antidemocristiano (anzianità 1958), ti dico che dovresti venire nel centrodestra per aiutarci a combattere i democristiani che abbiamo in casa. E che forse batteremo meglio con il proporzionale che con il maggioritario, perché nel maggioritario i democristiani giocano sempre sul principio walrassiano della utilità marginale. Riuscirai a convivere con Rutelli e con Marini? Non sarebbe, il tuo, un caso del propter vitam vivendi perdere causas?

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.