«Con l’aiuto di Dio, questa strada ci porterà all’unità». Lo storico discorso di Sharon il giorno del ritiro di Israele da Gaza

Di Ariel Sharon
11 Gennaio 2014
Nel 2005 Ariel Sharon, morto stamattina a 85 anni, fece in diretta televisiva questo discorso alla nazione per annunciare l'evacuazione della Striscia

Riportiamo il testo integrale del discorso televisivo che il primo ministro di Israele Ariel Sharon, morto stamattina a 85 anni, fece al paese il primo giorno dello storico ritiro dalla Striscia di Gaza nel 2005 deciso dal premier in modo unilaterale. Circa ottomila israeliani furono evacuati, molti trascinati a forza dai soldati dell’esercito.

Il giorno è arrivato. Comincia il passo più difficile e doloroso di tutti: evacuare le nostre comunità dalla Striscia di Gaza e dalla Samaria del nord (Cisgiordania, ndr). Questo passo è molto difficile per me, personalmente. Non è a cuor leggero che il governo di Israele ha preso questa decisione sul disimpegno e il Parlamento non l’ha approvato a cuor leggero. Non è un segreto che io, come tanti altri, ho creduto e sperato che saremmo potuti restare per sempre a Netzarim e Kfar Darom.

Ma la realtà che cambia nel paese, nella regione e nel mondo mi ha richiesto di cambiare posizione. Non possiamo stare a Gaza per sempre. Più di un milione di palestinesi vivono lì e il loro numero raddoppia ad ogni generazione. Vivono ammassati nei campi profughi in povertà e nella disperazione, in focolai di odio crescente senza speranze né orizzonte. È perché siamo forti, non perché siamo deboli, che facciamo questo passo.

Abbiamo provato a trovare accordi con i palestinesi per portare i nostri popoli alla pace, ma i nostri tentativi si sono schiantati contro un muro di odio e fanatismo. Il piano di disimpegno unilaterale che ho annunciato due anni fa è la risposta israeliana a questa realtà. Questo piano farà il bene di Israele nel futuro. Noi riduciamo così gli scontri giornalieri e le vittime da entrambe le parti. L’esercito israeliano si riunirà di nuovo lungo le linee difensive dietro il recinto di sicurezza. Quelli che continueranno a combatterci, incontreranno la piena forza dell’esercito israeliano e delle sue forze di sicurezza.

Ora tocca ai palestinesi. Loro devono combattere le organizzazioni terroristiche e smantellare la loro infrastruttura e mostrare intenzioni sincere per ottenere la pace e sedersi con noi al tavolo delle trattative. Il mondo aspetta la risposta palestinese, una mano tesa per la pace o il fuoco del terrore. A una mano tesa noi risponderemo con un ramo d’ulivo, ma risponderemo con durezza al fuoco con il fuoco. Il disimpegno ci permetterà di guardare in casa nostra. La nostra agenda nazionale cambierà. Per quanto riguarda le politiche economiche saremo liberi di occuparci delle divergenze sociali e di combattere davvero la povertà. Miglioreremo l’educazione e aumenteremo la sicurezza personale di ogni cittadino del paese.

La disputa intorno al piano di disimpegno ha provocato ferite, astio tra fratelli e parole e azioni forti. Capisco il dolore e il tormento di chi si oppone ma noi siamo un solo popolo anche quando combattiamo e discutiamo. Residenti di Gaza, oggi noi poniamo fine a un capitolo glorioso della storia di Israele, un episodio centrale nelle nostre vite di pionieri, di realizzatori del sogno di coloro che hanno portato il peso della sicurezza e degli insediamenti sulle loro spalle per tutti noi. Il vostro dolore e le vostre lacrime sono parte inestirpabile della storia del nostro paese.

Qualunque cosa succeda, noi non vi abbandoneremo e dopo l’evacuazione faremo di tutto per ricostruire le vostre vite e comunità di nuovo. Voglio dire ai soldati e alla polizia: voi dovrete affrontare una missione difficile. Non fronteggerete un nemico, ma fratelli e sorelle. L’ordine di oggi è sensibilità e pazienza. Sono sicuro che questo è il modo in cui agirete. Voglio che sappiate che la gente è con voi ed è fiera di voi. Credetemi, il dolore che provo nel compiere questo atto è pari alla consapevolezza che è necessario farlo.

Intraprendiamo una nuova strada che ha non pochi rischi ma che contiene anche un raggio di speranza per tutti noi. Con l’aiuto di Dio, questa sarà una strada che porta all’unità e non alla divisione, che non porta all’odio tra fratelli ma all’amore incondizionato. Farò tutto ciò che è nelle mie possibilità perché sia così.

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1 commento

  1. alessandra

    epperò non mi sembra che Dio abbia aiutato un gran che da quel lontano giorno del 2005

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