Piccole frontiere

Di Giorgio Vittadini
13 Giugno 2002
Sono andato domenica pomeriggio in un paesino della bassa milanese dove c’è, da circa 10 anni, una casa d’accoglienza

Sono andato domenica pomeriggio in un paesino della bassa milanese dove c’è, da circa 10 anni, una casa d’accoglienza per ragazze madri extracomunitarie. Tutto è curato e lindo nella casa: ci sono le tendine alle finestre, le culle dei bambini e i mobili sono graziosi. Tutto parla di quella cura dei particolari e quell’amore alla persona tipicamente cattolico. Infatti, grazie al paziente lavoro del parroco, dopo una iniziale ostilità il paese è favorevole all’iniziativa. Se ne trae una piccola lezione generale. Dominano, solitamente, padroni delle ferriere, interessati ad avere quote di immigrati a basso prezzo per le loro fabbriche senza curarsi della loro qualità della vita; massimalisti astratti che, aprendo indiscriminatamente le frontiere, pensano di aver accolto; e xenofobi sfruttatori. Ma vi sono anche tante piccole comunità, coscienti della difficoltà e della responsabilità insita nell’accogliere persone così diverse. Questi piccoli gruppi percorrono la lunga strada morale e operativa di educarsi e educare all’incontro con chi è diverso. Come è gia avvenuto in Europa tanti secolo fa.

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