Laico, difensore della libertà

Di Gianni Baget Bozzo
05 Settembre 2002
Che c’entra il pensiero laico con i girotondini savoiardi, i comunisti afasici, l’odio di sé che si esprime nell’alleanza con l’islam e l’antiamericanismo? Dialogo tra il cattolico Gianni Baget Bozzo e l’agnostico Pierluigi Battista (II puntata)

Gianni Baget Bozzo: C’è un testo classico di un filosofo ebreo, Benjamin Constant, di prima metà Ottocento, che pone la distinzione tra la libertà degli antichi e la libertà dei moderni. Dice cose che in qualche modo ho accennato prima: che la libertà degli antichi era la partecipazione alla cosa pubblica, quella dei moderni sono i diritti di libertà di parola, di espressione e via discorrendo. Questo mi pare crea il pensiero liberale come alternativa a due pensieri opposti: quello giacobino e quello autocratico allora rappresentato dallo Zar di Russia. In quegli anni lo Zar Alessandro I era la potenza che aveva vinto Napoleone. Il liberale nasce come alternativa al giacobino. E quindi al rivoluzionario. Il termine liberale venne usato per la prima volta in Spagna dai costituenti della Repubblica spagnola di Cadice, dove il termine “liberal” venne contrapposto a quello di “servil”. Indicava ancora la libertà. Quindi è esistito un pensiero liberale che si è distinto dal pensiero rivoluzionario, che ha avuto i suoi epigoni nel mondo anglosassone, ma che ha poco influenzato la cultura italiana e che abbiamo riscoperto dopo l’avvento di Forza Italia. Il termine “liberale” ebbe in Italia cattiva stampa perché lo Stato che in nome della libertà unificò l’Italia era uno Stato autocratico che si fondava su poche migliaia di elettori, sul censo, e che impose all’Italia l’unità nazionale con la violenza e con la forza espropriando tutto lo stato pubblico della Chiesa. Non dico solo il potere temporale, ma anche la vita, venendo a controllare la vita ecclesiastica come parte dello Stato. Per questa ragione il termine liberale è così impopolare nel mondo cattolico italiano. Perché lo Stato dei Savoia fu uno stato autoritario e usò il termine liberale non nel senso dell’unico e, in fondo, quasi cattolico Camillo conte di Cavour “libera Chiesa in libero Stato”, ma portando avanti la tradizione savoiarda che era fortemente giurisdizionalista. I Savoia controllarono sempre la Chiesa e i suoi territori in tutto il periodo antecedente. Dico queste cose perché sono ben d’accordo con Pierluigi Battista: certo che il liberale è contrapposto al rivoluzionario! Però dico anche: attento, amico mio, liberale non vuole dire ateo, sei tu che hai posto male il problema quando lo hai legato al problema di Dio. Constant credeva in Dio, i rivoluzionari americani un po’ illuministi credevano in Dio e i liberali anglosassoni sono in larga parte tutt’altro che agnostici. Voglio dire: sei tu che usi il termine laico come “non credente”, e questo è il modo di intendere il termine proprio dei comunisti, i quali sì, certo, per loro “laico” è la continuità che va dalla Rivoluzione francese a quella del ‘17, da Robespierre alla Comune di Parigi, da Marx a Lenin, da Stalin a D’Alema, che, poveretto, è un comunista afasico, ma sempre un comunista è. Quindi sei tu, caro Battista, che poni male il problema. Benedetto Croce non era un credente, ma io allora avevo già diciassette anni e ricordo il suo libretto del ‘42 in piena guerra e quasi innanzi alla sconfitta: “Perché non possiamo non dirci cristiani”. Allora: perché tu dici laico e non liberale? E fai la questione di Dio la principale questione quando la principale questione è quella della libertà? La sinistra non è mai stata liberale e non si è mai detta liberale. Fondamentale per riprendere questa tradizione è il cattolicesimo, perché in Italia, ricordiamo, l’inizio liberale fu cattolico. Perché liberali in questo senso furono il Pellico, furono Rosmini, furono Gioberti… Tutto il pensiero liberale fino al Regno di Italia fu cattolico, Manzoni è cattolico, Tommaseo è cattolico…

Pio IX, il papa liberale
Pierluigi Battista: E allora perché liberalismo fu inserito nel Sillabo tra i grandi nemici della Chiesa?
Gianni Baget Bozzo: Perché era quel liberalismo che espropriava e che distruggeva la Chiesa in Italia. Mentre il fratello di Cavour era membro dell’Amicizia Cristiana, che era un sodalizio cristiano e liberale. E così il Pellico, Maroncelli… Pio IX fu un liberale davvero, diciamolo bene, perché prima del Sillabo, aveva cercato in tutti i modi di realizzare l’unita d’Italia in tutti i modi. Non a caso egli era un grande amico, sapete di chi? Di Luigi Napoleone Bonaparte a cui ha salvato la vita. Quando Bonaparte fu implicato in un tumulto in Italia egli si rifugiò nell’episcopato di Spoleto di cui il Mastai Ferretti era arcivescovo. Le truppe pontificie combatterono molto più di quelle sabaude. La difesa di Venezia durò così a lungo perché combattuta da umbri e marchigiani delle truppe pontificie… In buona sostanza, il Papa voleva un Italia libera. Il Papa era veramente un Papa liberale. È solo quando si trovò in Piemonte che, peggio della Francia espropriava e distruggeva i beni ecclesiastici, cioè quando la massoneria prese il potere (se fosse vissuto Cavour le cose sarebbero andate diversamente), che il liberalismo in Italia divenne autoritario, oppressivo e assassino. Basti pensare alla guerra nel Mezzogiorno, ai massacri perpetrati dai Sabaudi nel Mezzogiorno, che sono tanti. Anche san Gabriele dell’Addolorata, il santo più dolce, fu un grande cacciatore, sapeva usare le armi, si trovò a difendere le ragazze dell’Abruzzo dallo stupro degli occupanti piemontesi. Quindi il Risorgimento italiano, come ho sempre detto, è una pagina gloriosa e no. E se la Chiesa italiana ha conservato il cattivo concetto del termine liberalismo ciò è dovuto anche a questo. E se Pio IX condannò il liberalismo, ricordiamoci bene che lo fece con un’espressione di condanna senza dargli qualifica teologica, tant’è, afferma Pio IX, “Ecclesia cum liberalismo et civiltate moderna componi sese potest et debet”, “La Chiesa può e deve integrarsi col liberalismo e con la civiltà moderna”. Non era la negazione della libertà. Era l’affermazione che la Chiesa doveva rendersi conforme allo Stato liberale che è altra cosa da quello che fu lo Stato Sabaudo. Pio IX fu un grande Papa liberale. Lo fu quando cercò di attuare nel ‘48 un governo liberale pontificio e quando cercò di convincere l’Austria a lasciare la Lombardia ai Savoia. Pio IX fu un grande amico dell’Italia e dell’Italia liberale. Perché amico della libertà nello spirito. Quindi se tu, Battista, abolisci la parola “laicista” e fai della libertà – come fai giustamente – una questione primaria, allora sei un liberale. Ma se fai della questione della fede in Dio una questione primaria e dici che “chi crede in Dio non può credere nella libertà”, questo è storicamente un falso.

Perchéil cristianesimo non è una religione
Alberto Savorana (direttore mensile Tracce, organo ufficiale di Comunione e Liberazione ndr): Il sottotitolo del tuo libro (Profezia ndr), recita: “Il cristianesimo non è una religione”. Qualcuno potrebbe obiettare: ma come, don Gianni, il cristianesimo è per ora ancora la religione più diffusa nel mondo e tutti la considerano tale. In Italia addirittura abbiamo l’ora di insegnamento della religione cattolica e un sacerdote dice «il cristianesimo non è una religione». In che senso si sostiene di ragione questa affermazione?
Gianni Baget Bozzo: In realtà io mi riferisco al mio Santo dottore preferito san Tommaso d’Aquino per cui religio è una virtù morale e virtù morale che indica, diciamo così, il culto verso la divinità. Per san Tommaso le virtù sono in primo luogo naturali. Appartengono alla natura umana, naturalmente per il cristiano diventano virtù soprannaturali perché legato all’abito infuso della Grazia Santificante, ma San Tommaso non definisce mai il cristianesimo e non esiste nella tradizione cristiana la visione del cristianesimo come religione. Ti ricordo quella classica di predicatore del re di Francia: Gesù Cristo predicato, comunicato, partecipato. Non una religione. Tutte le religioni segnalano la realtà del divino, ma nessuno, eccetto il cristianesimo, annuncia questa pretesa del Trascendente incarnato, crocifisso e risorto così via che dà all’uomo la vita divina. Non a caso il cristianesimo si urtò con le religioni, sempre. E persino Gesù dice «tutti quelli che mi perseguiteranno crederanno di rendere onore a Dio». È chiaro: le religioni. Il cristianesimo si scontra con le religioni: con quelle pagane in occidente, con quelle giapponesi in Giappone, con quelle cinesi in Cina, con quelle indiane in India. Perché il cristianesimo è dare all’uomo la vita divina. Questo è il cristianesimo: non è una morale e non è una religione. È Gesù Cristo unità diffusa e partecipata. Cioè c’è una differenza ontologica che si rileva anche nella più grande opera letteraria di tutti i tempi: la Divina Commedia. Cos’è quest’opera di Dante? è coscientemente il più grande catechismo popolare della Chiesa medioevale, scritto coscientemente nella lingua della vulgaris eloquentia perché il popolo potesse leggerlo. A quel tempo il senso della vita divina comunicata agli uomini c’era ancora. Dopo di che abbiamo subìto l’influenza del protestantesimo e del pensiero moderno che è certamente reso possibile dalla riforma protestante che nega la congiunzione del divino e dell’umano. Ma il cristianesimo è un fatto ontologico, non un fatto etico come lo è ogni religione. Il cristianesimo è la partecipazione alla natura divina, come dice l’Apostolo Pietro nella sua seconda lettera.

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