
Potremo ancora permetterci una giornata in famiglia?
C’è chi, oltre al booking di una vacanza in bassa stagione, deve pagare anche la scuola. È quello che succede alla mia amica Giorgia che vive in Inghilterra ormai da tre anni: se fa saltare giorni ai figli, la multa sulla mancata presenza, le scatta più veloce di uno studente al trillo della campanella d’uscita. Quando mi ha informato su ciò che prevede la legge, stentavo a crederle.
“Si comprano i permessi?” le ho domandato basita su Skype. “E cos’è, il British Museum? Fammi capire: Tu sei lì che gongoli per aver trovato un fantastico last-minute che ti consente di portare tutta la famiglia in vacanza a un costo che non ti costringa a radici-e-patate per il resto dell’anno, e poi STANG: devi aggiungere la multa per aver tenuto i figli a casa cinque giorni? Ma scusa: io sgravio la maestra dall’intrepido compito di domare il mio vivacissimo sett-enne per una settimana, e in più devo pure pagare?”.
“E così. In particolare, se ti scappa una mini-vacanza non programmata. Ma ormai, qui ci siamo abituati. Come alla guida a destra”.
“Sì, ma questo è un colpo mancino. Cosa vuoi che succeda di così criminale in cinque giorni, tanto da infliggere un’ammenda?”. Non ho atteso sua risposta, perché in fondo ho capito: la delinquenza dei genitori sta nello scippare all’insegnamento preziose ore di studio. Certo, la scuola è attenta che non si rubi tempo all’equivalenza, alla civiltà sumera e ai confini della Svizzera… salvo poi mandare a benedire i più delicati confini tra scuola, stato e famiglia. Con il risultato di sopraffare quest’ultima e negarne il valore educativo.
“Ma scusa” le ho ribattuto “anche la convivenza stretta dei tuoi figli coi suoi cari ha un aspetto formativo. E non da poco: plasma il senso di famiglia che loro da grandi si porteranno dietro. Per la civiltà sumera c’è sempre un ‘etàdellapietra-puntoorg’ da consultare. Non lo stesso, si può dire delle esperienze che forgiano un ragazzo. Hanno voglia a infierire sui genitori assenti. Poi certo: non che io – sulla discesa rossa del Cervino – mi metterei mai a fare home-schooling a mio figlio; ma se poi al ritorno mi accollo tre sere di lavoro per fargli recuperare la differenza tra predicato verbale e nominale, perché mai dovrei sobbarcarmi anche una multa col cui valore potrei permettermi tre volumi Grammatica-Treccani?”.
Ci siamo lasciate con l’idea di vivere ormai in mondi paralleli. Il tempo di un paio di click sullo stesso computer e saltano fuori scenari non meno inquietanti.
In Olanda – se non si vuole incorrere in provvedimenti legali – per tenere a casa un figlio in una giornata che non sia di malattia, vogliono (oltre a un ottimo motivo) un preavviso di almeno sei settimane. Manco l’assicurazione di un tour-operator chiede tanto preavviso. Io – che a mio marito non riesco a estorcere programmi prima di sessanta minuti dall’inizio degli stessi – per essere in regola, dovrei armarmi di sfera di cristallo. Che poi: cosa ci farà mai il Preside con un tempo di preavviso più lungo di una quaresima? Sottoporrà il mio pargolo a settimane di sacrifici in vista della dipartita?
E se, dopo essere riusciti a strappare il consenso per un agognato week-end lungo, decidiamo di tornare prima? Stante la mercificazione del ‘giorno libero’, per gli anticipatari del rientro c’è un premio in denaro?
Per non incorrere in provvedimenti, controversie e penali, resta sempre un’opzione: mentire sul motivo dell’assenza e puntare tutto sul fantomatico virus dei quattro giorni.
Se lo Stato vuole spingere a ridurre l’alto aspetto educativo della famiglia a questo, le premesse ci son tutte…
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2 commenti
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disciplina, cara mia, disciplina. Ma tu che inventi malattie false per stare a casa e rubi cosi i soldi dei contribuenti onesti, che ne vuoi sapere…
Genio!!