
Rocco e i suoi Follini
E Buttiglione disse: “non passa lo straniero”. L’Udc è presa dalla volontà di potenza, il suo motto sembra divenuto “o con noi o contro di noi”. E sempre il nostro Rocco denuncia l’incompatibilità genetica tra Udc e Lega Nord. Dietro a queste parole c’è un pensiero? E la testa d’uovo, in senso letterale, dell’Udc Marco Follini, atteggiando un volto impassibile, spiega che vorrebbe lista unica dei partiti italiani aderenti al Ppe nelle prossime elezioni europee: quindi Mastella e il Partito Popolare in lista con Forza Italia. Dimentica, sembra, che i due partiti invocati sono parte organica della maggioranza di sinistra: verità al di qua delle Alpi errore al di là o viceversa. Dietro a queste parole vi è un disegno politico? Si dovrebbe sospettarlo ma è difficile intenderlo. Più che un disegno politico è una nostalgia genetica: il sogno di far fuori Forza Italia e di ricostituire la Dc. Tornare insomma a prima del referendum Segni, prima di Tangentopoli, prima di Forza Italia. Restaurati da Berlusconi, i postdemocristiani, vogliono, come i Borboni dopo Napoleone, restaurare il loro almanacco Palmaverde e riportare tutto come era e dove era, come se la ghigliottina non avesse mai funzionato. Torniamo al punto, tutto ciò è una politica? Se dovessimo immaginarla, essa potrebbe consistere in un centro sinistra con le ali tagliate, Rifondazione Comunista da un lato e Lega Nord dall’altro. “S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”: Piero Fassino, in quanto segretario Ds, risponde a Prodi, che propone una lista unica dell’Ulivo, offrendo una lista europea di centro sinistra in senso partitico fatto di Ds, Margherita e socialisti. è una chiara eliminazione di tutte le ali esterne: Verdi, comunisti italiani, Rifondazione. Gli antichi amori sono duri a morire, da una parte e dall’altra. Il fatto che le elezioni europee si svolgano con il sistema proporzionale evoca sogni impossibili: le elezioni europee sono sempre state la ripresa delle speranze occulte dei partiti italiani che l’umore del Paese rende impossibili. Non sono nemmeno i sondaggi a confermare questi desideri: sia la Lega Nord che Rifondazione Comunista sono saliti nelle intenzioni di voto e ciò fa pensare che ogni blocco di centro, anche di centro sinistra, potenzierebbe le estreme di ogni schieramento, si trasformerebbe in protesta contro l’istanza maggioritaria che ha segnato la nuova politica. Ciò che ci appare incredibile è la filia di An per i democristiani, che ricorda i tempi infelici dell’elefantino e del tandem Fini-Segni. Fini pensa spesso di legittimarsi non con Berlusconi ma in modo diverso ed opposto a Berlusconi: o meglio non lo pensa lui, quanto un sentimento di sottovalutazione dell’apporto di An al governo che corre nel gruppo dirigente di Alleanza Nazionale. Ma tale gruppo dirigente deve sapere dalle passate esperienze che è proprio la base elettorale di An che vuole il partito come chiave di una alleanza contro la sinistra, non come la coscienza critica di Berlusconi. Per i democristiani, che guardano originariamente a sinistra, An è ancor meno accettabile che la Lega Nord. An è nata come forza nuova dai referendum Segni, da Tangentopoli, da Berlusconi: le forze che hanno determinato la fine della Dc. Fini questo lo ha più volte dimenticato e non vorremmo che fosse un drastico ridimensionamento di An nelle prossime elezioni a ricordargli che il suo elettorato non apprezza l’indebolimento, a causa del suo voto, del centro destra, la vera grande legittimazione della lunga marcia di Almirante all’interno delle istituzioni.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!