Noi, come Spartaco
Attraverso la rubrica “Visti da sinistra” ho più volte raccontato l’esperienza militante del collettivo RedAzione. Una realtà minimale, si potrà dire, un gruppo di una trentina di compagni che in fin dei conti agisce su un terreno abbastanza ristretto: le valli dell’alto Varesotto. In un periodo però nel quale la politica viene percepita come qualcosa di lontano, di asettico, il percorso di questo collettivo è emblematico. RedAzione è un foglio d’informazione ed un gruppo politico, ma è soprattutto un’esperienza umana e collettiva. Il nucleo storico proviene tutto dai ranghi di Rifondazione Comunista e ne esce nel 1997/98 quando comprende che tra le istanze teoriche di libertà e disalienazione promosse dal segretario Fausto Bertinotti e la realtà dei circoli sul territorio esiste un’insanabile divaricazione. Stalinismo, burocratizzazione asfissiante, leaderismo autoreferenziale ed incapacità di comprendere le nuove realtà, sviliscono e rischiano di distruggere l’impeto “del fare politica” e l’incessante richiesta di “porsi domande”. Vale la pena ricordare che RedAzione come foglio d’informazione nacque ben prima della costituzione del collettivo, quando ancora il famoso “nucleo storico” militava all’interno del Prc. Sopravvisse al rigido controllo del partito grazie alla tenacia di due giovani compagni che negli anni ‘95 e ‘96, sprovvisti di qualsiasi tecnologia degna di questo nome, mantennero in vita il foglio. In quell’epoca si preferì dare alla linea del giornale una valenza prevalentemente satirica, scavalcando così le pretese egemoniche presenti nel partito. Uno dei due giovani che si cimentò in quell’impresa, e che sarà poi uno dei cofondatori di RedAzione, delineerà in un articolo quello che ancora oggi può essere considerato il manifesto politico del gruppo. Quel compagno nel 1999 ci lasciò stroncato da una malattia incurabile. Ecco come descrisse quello che ancora era un progetto embrionale: «Siamo quelli di RedAzione, quelli che hanno accompagnato con la satira le vicende relative alle ultime elezioni comunali. Oggi, come folli utopisti, torniamo col nostro “foglio” a riproporre una discussione di massa sulle questioni sociali che scottano, torniamo con l’ambizioso intento di ripulire la politica dall’eccesso di demagogia per riportarla su un piano squisitamente umano, di confronto, di discussione. RedAzione ha avuto il merito di offrire una critica a tutto campo, senza paraocchi di partito, nonostante le precise idee che ne caratterizzano l’orientamento politico. Diremo la nostra, sganciati da ogni dirigenza e da ogni istituzione, liberi come sempre da ogni vincolo di dipendenza. Oggi siamo pronti, rifiutando il buonismo ipocrita che ha tanto caratterizzato certa sinistra, a ripartire proprio dal contatto umano».
Barriere politico-architettoniche
Il collante che permise a quel ristretto gruppo di amici e compagni di resistere alla tentazione di mandare tutto a gambe all’aria risiede ancora oggi in quelle parole. Bandendo nostalgia e pseudoromanticismo la militanza attiva sul territorio divenne, parafrasando Lenin, la risposta all’antico: “che fare?”. Attorno al nucleo centrale si coagularono in breve tempo personalità differenti per storia, cultura, sensibilità e percorsi personali. Questa commistione di esperienze ha permesso a RedAzione di presentarsi all’opinione pubblica come “movimento” di critica e contemporaneamente come “focolaio” propositivo di idee e progetti. Il collettivo non ha leader o portavoce prestabiliti, ma compagni che, di volta in volta, prendono in mano la situazione trainando tutto il gruppo. Rimarrà storica, almeno per la nostra realtà, la battaglia per l’abbattimento delle barriere architettoniche nella città di Luino (Va). In quell’occasione un ragazzo disabile per circa un anno intervenne ad ogni assemblea pubblica per riportare il problema all’ordine del giorno. Vista l’inefficacia dei risultati e la persistenza dell’anomalia, RedAzione decise di trasformarsi da gruppo politico in squadra edile. Muniti di tutto l’occorrente, compreso il disegno per i lavori, “aprimmo” un cantiere per la costruzione di uno scivolo in un giardinetto vicino al Municipio. Il Sindaco capì che era inutile chiamare i vigili per farci sgomberare e promise l’imminente abbattimento delle barriere architettoniche. Fornimmo una mappa dettagliata con tutti i lavori da eseguire. A un anno da quell’evento la cittadina sul lago Maggiore sta ultimando l’ammodernamento di tutti i marciapiedi “fuori legge”. Si dice che il rivoluzionario è colui che tenta di modificare l’ordine delle cose esistente; tralasciando inutili trionfalismi, in quell’occasione ci sentimmo un po’ tutti “rivoluzionari”. Accanto ad altri risultati considerevoli, come l’istituzione del mediatore culturale e dello sportello informazioni per immigrati, è importante sottolineare anche gli insuccessi. Così potremmo chiamare la nostra lotta per cercare di fermare il fallimento di una storica azienda tessile dell’alto varesotto. Finita nelle mani di un furfante senza scrupoli, l’unità produttiva rischiò di scomparire senza neppure lo scalpore che, in queste occasioni, fa da corollario. Pressoché assenti i partiti politici e con un sindacato assolutamente inadeguato per una simile sfida, cercammo con i nostri pochi mezzi di informare lavoratori, artigiani e amministrazioni locali. Quando capimmo che volantini e assemblee pubbliche non producevano alcun effetto, decidemmo di fare il salto di qualità, entrando direttamente in fabbrica. Inizialmente la diffidenza dei lavoratori fu molto tenace, quando però capirono che non eravamo politicanti ma lavoratori come loro che prendevano giorni di ferie per essere lì presenti, il loro atteggiamento cambiò radicalmente. Ci chiesero tutto il materiale che avevamo raccolto e lo divulgarono capillarmente. Non riuscimmo ovviamente ad arrestare il fallimento, ma grazie alla nostra informazione, molti se ne andarono prima che la barca affondasse. Ancora oggi passando davanti a quella fabbrica ci ripetiamo che forse potevamo fare di più. Una battaglia persa però è solo una battaglia e, fedeli a questo antico detto, proprio in questi mesi abbiamo rilanciato la nostra invettiva. Adesso che l’azienda è chiusa, la speculazione edilizia potrebbe trionfare, ma arrendersi alla fatalità sarebbe un errore. Grazie a urbanisti ed ingegneri del gruppo abbiamo lanciato la proposta di riconvertire quell’area in un Polo fieristico permanente. Sottoposto il progetto ad amministratori locali ora attendiamo l’evolversi della situazione, con la consapevolezza che abbattere il muro di gomma è sempre un’impresa titanica.
L’imprevista amicizia
Non di sola politica vive però RedAzione. Ogni incontro di piazza diviene una festa che riesce a coinvolgere cittadini di ogni provenienza politica, grazie alla presenza di gruppi musicali che, oramai abitualmente, ci seguono nelle nostre uscite pubbliche. Politica, musica e cultura sono divenuti una costante del nostro agire collettivo. Proprio un incontro culturale, “Pasolini, un poeta tra l’altro”, diviene nel 2000 l’evento dell’anno. Grazie ad un atipico ingegnere organizzatore, la manifestazione prende forma coinvolgendo le scuole superiori della città, registi di fama nazionale, poeti e lo sconosciuto (sino a quel momento) Luigi Amicone. Nasce così un amicizia che oggi mi dà la possibilità di raccontare il vissuto di uno spaccato di popolo, la straordinaria storia di un manipolo di cani sciolti. Questa è RedAzione, un gruppo di persone a cui piace discutere di massimi sistemi e di tombini divelti, che non si ferma nella critica davanti ad un Senatore della Repubblica, ma che sa anche apprezzare prese di posizioni e di personalità distanti politicamente. RedAzione è un’esperienza che va ben oltre la politica, che si struttura attorno all’alto concetto della quotidiana amicizia e che al centro della propria visione della vita ha messo e continuerà a mettere “l’uomo”.
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