UNO SPETTRO SI AGGIRA PER LE EUROPEE

Di Gianni Baget Bozzo
08 Aprile 2004
Le elezioni europee sono elezioni “bastarde”, perché non scelgono un vero parlamento.

Le elezioni europee sono elezioni “bastarde”, perché non scelgono un vero parlamento. L’assemblea di Strasburgo non è un luogo di decisioni, ma solo di mozioni e di emozioni. Non esiste un governo europeo, perché il vertice europeo è una burocrazia, la Commissione, oppure un pool di Stati. L’Europa non ha volto e quindi non attrae le scelte degli elettori, che votano per le politiche nazionali e non per quelle europee.
Il deficit democratico del parlamento europeo è insuperabile, tanto che l’assemblea di Strasburgo vale per gli europei come struttura burocratica e non come potere rappresentativo. Gli elettori votano quindi in libera uscita, scelgono se stessi nel loro personaggio preferito della politica nazionale e si sentono deresponsabilizzati del peso della loro decisione. Il parlamento europeo potrebbe essere abolito senza che la causa della democrazia in Europa ne risentisse, visto che i popoli non si sentono rappresentati in esso.
Nascono così, in occasione delle elezioni europee delle creazioni fantasma come il “Prodi per tutti”, che unisce nel perfetto contrasto i triciclisti e i dissidenti dal triciclo. Visto che non si sceglie nessun governo, ci si può concedere il lusso di mantenere intatte le proprie divisioni e di consolarsi nell’immagine della propria unità.
Prodi è l’unica persona che può parlare a nome di tutti, ma senza dire qualcosa a nome di qualcuno. Rappresentando tutti nello stato di divisione, può essere solo autoreferenziale nella sua identità. A ciò giova magnificamente il fatto che egli è tuttora il presidente della commissione europea e quindi ha un titolo specifico a cui parlare.
Ciò però fa sì che che un periodico così antiberlusconiano come l’Economist trovi lo status di Prodi, presidente della Commissione, e candidato in tutte le opposizioni alle elezioni europee viste come la prefigurazione di quelle politiche, una nuova forma di conflitto di interessi, un secondo caso italiano dopo quello di Berlusconi. Ciò è tanto più chiaro in quanto tre commissari europei (Diamantopoulou, Solbes e Barnier) si sono dimessi per entrare nei rispettivi governi nazionali: greco, spagnolo e francese.
Ciò crea dei significativi controsensi. Come presidente della Commissione europea, Prodi non può criticare la guerra irakena perché ciò non è competenza della Commissione, che deve rimanere neutrale nelle questioni di politica internazionale che dividono gli stati: come candidato, Prodi sceglie la “vecchia Europa” contro la “nuova Europa”.
Si tratta di un imbroglio per gli elettori italiani che si trovano a votare per il presidente della Commissione europea su materia che non è competenza della Commissione. Però l’imbroglio è ben studiato: l’ulivismo a bande alterne delle liste europee della sinistra è fatto apposta per creare negli elettori della sinistra l’idea di stare votando per un governo unitario della sinistra, che invece non esiste altro che come illusione. Gli elettori della sinistra sono chiamati a votare per una sinistra unita che non c’è e per un presidente che è altrove e che in ogni caso non è candidato e non sarà eletto.
La fata Morgana può essere una strategia politica? La palma nel deserto, che non c’è se non nell’immaginazione, è destinata a produrre quella unità della sinistra di governo che non esiste né come unità né come governo? Il 2004 rappresenta per il centrodestra l’ora della verità, perché la Casa delle Libertà pone la sua unità al rischio di liste distinte in un sistema proporzionale. Per la sinistra prodiana è l’ora del sogno, perché gioca le elezioni europee come elezioni generali. è meglio guardare la realtà o vivere il sogno? Le elezioni lo diranno.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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