
CAMBIA IL MONDO, CAMBIAMO I SINDACATI
L’azione diretta ha sostituito da tempo la concertazione sindacale, il concetto che il consenso tra le grandi confederazioni governasse il paese è ormai lontano quanto i giorni della partitocrazia. La triplice sindacale Cgil, Cisl, Uil agisce ormai solo su temi extrasindacali come il tema delle pensioni, e il sindacato confederale è uscito dalla dimensione reale del lavoro.
Forse per questo il governo della sinistra organizzò la pensione del sindacato trasformandolo in parastato attraverso i Caf, i centri di azione fiscale, ampiamente sostenuti dalla spesa pubblica. La triplice sindacale non è più una protagonista, ma una onorevole pensionata a spese dello Stato.
Così nasce l’azione diretta dei lavoratori, un’azione che non accetta più regole, come si è visto nel caso degli autoferrotranvieri e poi nel caso dell’Alitalia. Nell’un caso e nell’altro il ruolo dei grandi sindacati tradizionali è risultato al di fuori di ogni controllo dei lavoratori agenti con proprie assemblee e con propria autoorganizzazione. Anche nel caso di Melfi, dove un sindacato, la Cgil, ha assunto la formale rappresentanza del conflitto, la sua gestione è sembrata sfuggire di mano ed è finita con la denuncia della Cisl di violenze compiute contro una sua delegata sindacale. Si è tornati al picchetto e allo scontro diretto con la polizia.
Ciò conduce al problema di regole certe per il diritto di sciopero che devono tornare nell’ordine di effettive sanzioni pubbliche quando lo sciopero esce al di fuori del rispetto del bene comune e dell’interesse pubblico. La Costituzione italiana non riconosce lo sciopero come un diritto civile, ma stabilisce che esso si attui nelle leggi che lo regolano. Solo la prima legislatura della Repubblica con il ministero De Gasperi iniziò ad affrontare il problema di una legge sullo sciopero che determinasse appunto, le condizioni della legalità come richiesto dalla Costituzione.
Occorre pensare a un ordine dei rapporti sociali globalmente diverso da quello stabilito dall’egemonia dei sindacati che oggi raggruppano una minoranza delle forze del lavoro effettivo. Uno sciopero che tocca i servizi pubblici come i trasporti ferisce il lavoro italiano proprio nella sua dimensione di lavoro, cioè di gente che si muove per esercitare il proprio diritto al lavoro.
Lo sciopero fuori da ogni regola è divenuto perciò uno sciopero contro il lavoro in quanto tale. Il caso dell’Alitalia richiederà impegno comune dello Stato, della compagnia e dei suoi dipendenti per mantenere in vita e in progresso il servizio, non potrà essere risolto in un lungo braccio di ferro contro gli utenti del servizio che divengono dei veri ostaggi nello scontro tra le parti.
Il sistema Italia è oggi un sistema di concorrenza con paesi che non hanno diritti sindacali e non vi è speranza che li acquistino presto. La struttura del lavoro italiano non può non tenere conto delle nuove condizioni in cui tutto il sistema è chiamato a operare. Nulla verrà ai dipendenti dell’Alitalia dall’interruzione dei pubblici servizi che, peggiorando le condizioni della compagnia, non possono che peggiorare le condizioni dei lavoratori.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!