La forca dell’arte

Di Marina Corradi
13 Maggio 2004
A Milano, in una grande piazza piena di tram e traffico, un artista italiano alla moda

A Milano, in una grande piazza piena di tram e traffico, un artista italiano alla moda, «il più pagato del mondo» – il che non necessariamente è un buon segno – ha esposto la sua “provocazione”: tre finti bambini impiccati e penzolanti a una grande quercia, i piedi sporchi come scugnizzi, gli occhi sbarrati. Al vernissage, la Milano radical chic era entusiasta dell’opera, commissionata dalla Fondazione Trussardi, e stretta attorno all’autore, Maurizio Cattelan. Il Maestro spiegava d’aver voluto con la sua provocazione fare del bene ai bambini, mostrare il loro “sguardo giudicante” sulle crudeltà del mondo. Il sindaco Albertini, pensoso, e forse, almeno speriamo, in cuor suo imbarazzato, enunciava: «Un’opera che farà discutere», con un’audacia da destare l’invidia di monsieur de Lapalisse. Ma poi, tornate le dame radical, cinguettando sulla pregnanza dell’arte del Maestro, nei loro attici, gli abitanti della zona, una Milano vera, tra borghese e popolare, e dunque studenti, impiegati, pensionati, mamme, bambini, sono rimasti lì con i tre piccoli fantocci pendenti, che somigliavano orribilmente a bambini, a veri bambini impiccati.
E sotto un cielo livido di pioggia passava, alzava gli occhi e inorridiva incredula la gente di Milano. I vecchi, memori di antichi ricordi, di vendette e di orrori non dimenticati. Le madri, con un colpo al cuore, perché fantocci o no, quelle sagome avevano forma di bambini, ed era atroce vederli pendere da un albero, inerti, lo sguardo fisso nel vuoto. I bambini, attoniti. Vero, in Tv si vedono tante cose. Ma questa non è la Tv, questa è Milano, e lì davanti c’è casa mia, e stasera dalla finestra vedrò ondeggiare questi tristi fantasmi, e avrò paura. A notte, tra la gente del quartiere rientrata a casa monta la rabbia… C’è un uomo, soprattutto, che dalle sue finestre s’affaccia sulla forca fasulla, che da ore osserva il macabro oscillare dei manichini. Pare sia uno di quei cittadini non perfettamente equilibrati, che a parole la stessa cultura di sinistra che plaude a un Cattelan dice di voler tutelare. «Quei bambini, bisogna togliere quei bambini» ripete l’uomo a una guardia giurata che sorveglia “l’opera d’arte”. È agitato, comincia a gridare. Infine trova una scala, sale, taglia i fili di due fantocci. Col terzo non ce la fa, vola sul marciapiede, finisce in ospedale. Sulla barella continua a sussurrare: «I bambini».
Dove si vede che a volte un non perfettamente savio giudica meglio di tanti sani. Non si impiccano bambini in una pubblica piazza, nemmeno bambini fantocci. L’arte di fare titolo in prima sui giornali, grazie a una corte di servi sciocchi. Ci voleva un uomo semplice, a una finestra, per capire che quei “bambini” bisognava levarli di lì.

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