SE UN UOMO, UNA MATTINA

Di Marina Corradi
11 Novembre 2004
Autunno 2004. Per un mese l’Europa era avvampata di fiammeggiante indignazione.

Autunno 2004. Per un mese l’Europa era avvampata di fiammeggiante indignazione. Aveva subìto un attacco di integralismo cattolico, o perlomeno così le era stato fatto credere. Qualcuno, sostenevano i giornali, a Strasburgo aveva osato dire che l’omosessualità era un peccato. Nell’udire questa parola, che si sperava di avere ormai completamente debellato quale sconcia dal comune vocabolario europeo, le popolazioni dei 25 Stati membri all’unisono erano insorte, cacciando alfine il colpevole dal nobile consesso dell’Unione. Ciò accadeva il 27 ottobre. Tutto sembrava finito dunque per il meglio, e l’ordine, e soprattutto la tolleranza, di nuovo sovrani in Europa, quando il 2 di novembre, nella serena Amsterdam, un tipo che se ne andava in bicicletta viene prima massacrato di proiettili, poi sgozzato, e infine gli si pianta sul ventre, quasi come un vessillo, un foglio con dei versi del Corano. Il poveraccio è Theo Van Gogh, regista, soprattutto colpevole di un cortometraggio intitolato “Submission”, in cui una donna musulmana racconta il lato meno pittoresco della “multiculturalità”, e di quel velo, e degli annessi e connessi, che piace anche a certe femministe occidentali (“seduttività mirata”, cultura alternativa alla strumentalizzazione del corpo femminile, e altre dotte, sofisticate teorie). La donna di Van Gogh racconta invece di botte e mostra lividi e segni di frustrate, di mestruazioni attese con ansia, per sottrarsi almeno qualche giorno a un obbligo coniugale senza scampo. Fra una nerbata e l’altra, il regista ha segnato sulla pelle i versi del Corano sull’obbedienza femminile. Il film gli costa la vita. Contro di lui, feroce e pedagogico – punirne uno per educarne cento – scatta un’esemplare lezione: quegli stessi versi piantati sul ventre. Piantati anche nel cuore della libera, liberalissima, trasgressiva, multiculturale Amsterdam – dove in tanti, ora, hanno paura. Il primo passo di una nuova epoca. La sharia che esige di farsi rispettare in Occidente. Ma che silenzio, attorno. Nemmeno un centesimo dei lai che hanno accompagnato il caso Buttiglione. Perché quello, lo sapevano tutti, non era integralismo, era una faccenda inventata dai media, al massimo l’identità coraggiosamente pronunciata da un cattolico, una specie ormai minoritaria e per niente aggressiva, checché si strilli, checché si dicano becere bugie. Questi assassini islamici, invece, integralisti lo sono davvero, sul serio, pronti a tagliare gole, attenti a intercettare nuove vittime meritevoli di adeguate lezioni. Fiamme e roghi per l’innocua strega di Strasburgo, ma che strano silenzio sull’orribile morte, ad Amsterdam, di un uomo solo, che se ne andava in giro in bicicletta.

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