‘KAROL’ PER TUTTI

Davvero lo straordinario passa nella quotidianità piccoletta delle persone. E nella follia di voler raccontare “Karol” Wojtyla al popolo di “Elisa di Rivombrosa” e “Incantesimo”. Che la storia di “un uomo diventato Papa” sia di qualche interesse anche per chi non abbia mai intravisto una chiesa è cosa da non discutere; nonostante il popolone della fiction (leggi: masochisti che si rodono il fegato per giorni, nell’attesa che si concludano catastrofiche vicende attorno giganti del nostro secolo, quali Nancy Brilli o Sabrina Ferilli) si sia al solito improvvisato portavoce di Aldo Grasso, disquisendo di tempi, sceneggiature, costi di realizzazione, soffermandosi sulle disastrose perfomance dei nostri Raul Bova e Violante Placido (che, voglio dire, anche se avessero interpretato “Il bello delle donne”.), nonostante tutto, la fiction e il buon Piotr Adamczyk, hanno “sbancato il botteghino”.
E davvero è stata cosa buona e giusta. Davvero il racconto di un uomo straordinario è sceso alla portata dell’uomo ordinario (e quindi per forza imperfettamente), è stato visto da oltre 13 milioni di persone, e quella finestra vaticana forse, per qualcuno di loro, rappresenterà qualcosa di più di una semplice finestra cui si affacciava un semplice uomo.

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