MAI PIU’ ONU

«Direte: queste sono le esagerazioni di un giornalista del Foglio, pensieruccio neoconservatore, propaganda bushiana, complotto della lobby ebraica, crociata degli evangelici fondamentalisti». Ma l’Onu è così, e non è solo per spirito bushiano che si scrive “Contro l’Onu”, ma per quei chiodi piantati da Christian Rocca, pagina dopo pagina, a raccontare luci e ombre di un Palazzo di Vetro, la cui morte annunciata apre alla prima riga l’assioma del libro: «Le Nazioni Unite sono fallite». Da un ’45 anno di nascita pregno di moral clarity, il passo dalla difesa dello status quo postbellico al «relativismo morale» delle una, nessuna, centomila facce dell’Onu e dei suoi presidenti è breve: dal senso per Saturno di Sithu U Thant al nazista Waldheim, la storia della «dannosa imparzialità» di Kofi Annan ha degni predecessori e improbabili traduzioni delle risoluzioni da essi approvate. Ma l’Onu è fatta così, di nove anni di vani tentativi per arrivare a una comune definizione di terrorismo, di 56 paesi della Conferenza islamica che la derivano dagli obiettivi di chi compie atti terroristici, non certo dalla loro natura. Di due terzi di assemblea composti da regimi autocratici o dittature. Di un gruppo di lavoro che vaglia i paesi con violazione dei diritti umani composto da Olanda, Ungheria, Cuba, Arabia Saudita e Zimbabwe (gli ultimi tre the worst of the worst nella lista 2005 di Freedom House, i paesi più repressivi e meno liberi al mondo). Di un’Arabia Saudita che non firma la Dichiarazione dei diritti universali ma ama deliberare su Israele, paese oggetto del 40 per cento delle risoluzioni Onu tra cui «il sionismo è razzismo». Di genocidi mai riconosciuti tali e, soprattutto, l’Onu è fatta di terra irachena dimenticata, e dell’indimenticabile scandalo Oil for Food. «È un ente inutile, anzi dannoso (.) ha tradito lo spirito dei suoi fondatori, rinnegato i princìpi contenuti nella sua carta istitutiva», ossia mantenere la pace internazionale e la sicurezza, cieco alle circa 300 guerre dell’ultimo cinquantennio.
Attualmente, la speranza in un alter ego dell’Onu è rappresentata dal parto di un “caucus democratico”. Basterà perché germogli la definita «formidabile idea di un’alleanza tra le democrazie»? Ligi alla politica del “mai più” dell’Onu – mai più all’Olocausto, mai più al bagno di sangue in Cambogia, mai più alla carneficina in Bosnia, mai più ai massacri in Sudan -, diciamo, con Rocca, mai più alle Nazioni Unite.
Caterina Giojelli

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