Week-end

“Un tranquillo week-end di paura”. Questo titolo di film, tratto da un romanzo americano degli anni ’70 “Delivrance” m’è tornato spesso in mente in questi giorni di bombe. L’autore di quel romanzo è un poeta, James Dickey, nato in Georgia, ad Atlanta, nel 1923. Fu pubblicato in Italia un suo libro di poesie dal titolo Elmetti. In una delle sue poesie racconta di viaggi in canoa “Lungo il Coosawattee”. E scrive a un certo punto: «E l’occhio del demonio su di noi / a serrarci ubriaco da ogni lato. / Potevamo trovarci sullo Stige / nella vampa meridiana, finché sentimmo / La spinta accelerante delle rapide/ su cui ci dirigemmo ome uomini / consapevoli che il mondo può esser ripulito. (…) E ci tuffammo là come i nascituri / che vedono sotto di loro scorrere incontaminati / i fiumi della terra, mentre lasciano / le penne remiganti, indietro, in Cielo / e indossano le accecanti vesti / della nudità per la caduta». Occorre risentire la rapida, la corrente che ci fa uomini, «poco meno degli angeli», risentire la dignità di un compito dato nel venire al mondo. Senza essere educati a questo, la vita diventa un tranquillo week-end di paura. Invece può essere uno spettacolo, duro, dignitoso, infinito.

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