…e io?

Di Caterina Giojelli
19 Gennaio 2006
QUELLI CHE NON SI SERVONO AL SUPERMERCATO DELL'ESISTENZA, NON RISPEDISCONO I FIGLI AL MITTENTE E SCRIVONO UN LIBRO PER NON SCAPPARE (IN PIAZZA, A MANIFESTARE)

Dalla presentazione di Eugenia Roccella, già leader del Movimento della liberazione della donna: «Oggi, a chi ostinatamente spera nel paradiso in terra, non resta che il sogno scientista. Come ogni utopia della perfettibilità, anche questa è violenta, anche questa produce i suoi scarti umani, i suoi embrioni a perdere. E domani, chissà: perché nell’universo ideale del desiderio realizzato, chi non rientra nei canoni, chi è differente nel modo faticoso e non accattivante in cui la diversità talvolta si manifesta, va marginalizzato, se non eliminato». A tre giorni dalle manifestazioni di “accattivante diversità” dei sostenitori dei Pacs e delle paladine della 194 “uscite dal silenzio” a Roma e Milano, Eugenia Roccella è tra i relatori della presentazione del libro curato dal neonatologo Carlo Valerio Bellieni, La risorsa Down. Uno sguardo positivo sulla realtà (Società Editrice Fiorentina). Dedicato a Terri Schiavo. E a chi, come Bellieni, non teme quello spettro che il mondo occidentale «vuole in ogni modo censurare, nascondere, eliminare»: «l’imprevedibile». Anzi, vuole «mostrare quell’ambito di popolo che sta riscoprendo di essere vivo – spiega il neonatologo, docente all’Università di Siena e membro dei più accreditati comitati scientifici -: che sa che la disabilità non è “la fine”, che l’imprevisto non è “la tragedia”, che la vita non è appannaggio solo dei pochi “belli, buoni e omologati”». Al centro loro, i bambini “rotti” e chi li ha visti bambini prima che rotti. Il concetto fluttuante di salute è messo alla berlina da medici ed educatori, i condizionamenti culturali portati a galla.

HANDI-FOBIA, FOBIA DELL’IMPREVISTO
Nei paesi scandinavi, scrive Silvie de Kermadec, dell’Institut Jerome Lejeune di Parigi, le interruzioni di gravidanza su diagnosi di trisomia 21 sono cosa rara: «Lo Stato ha organizzato le strutture, spende risorse necessarie per la vita, per reti di sostegno alle famiglie, per la formazione di personale specializzato, e si prende carico dei bisogni di questi malati. (.) Il problema di non lasciarli nascere non si pone». In Francia (come in Italia) uno screening sistematico a tappeto dei rischi di trisomia è stato invece oggetto di una politica volontaristica dello Stato francese: «Abbiamo calcolato che su 550 mila test realizzati in un anno (su 750 mila gravidanze), il 10 per cento delle donne avevano avuto un’amniocentesi, con circa 550 perdite fetali. Mentre erano state diagnosticate 280 trisomie, cioè solo 2/3 delle totali! Dunque ogni due bambini trisomici diagnosticati, uno non lo è, e quattro sani vengono persi».
Nelle Ventura patinate e nelle veterofemministe che marciano a Milano come avventori del supermercato dell’esistenza («se il prodotto è difettato, va mandato indietro»), la locuzione francese “handi-fobia” si trasforma in “libertà di scelta”. Il dottor Bellieni, le madri di Francesca, Giulia e Maria Speranza, Loris Brunetta, quattro medici, tre educatori e tanti altri genitori, alla gita al supermercato, hanno preferito la redazione di un libro. Ai “bambini della scelta” di John Robertson, fautore del liberalismo procreativo e della libera scelta dei genitori, hanno liberamente preferito, e raccontato, i bambini della realtà. All’eden terrestre che, scrive la Roccella «comincia sempre con qualche esclusione», hanno preferito l’«accoglienza incondizionata», propria dell’amore materno. All’utopia della perfettibilità, la collaborazione alla felicità di qualsiasi uomo. Non il down, l’affetto da spina bifida, l’handicappato, ma Francesca, Giulia, Maria Speranza.

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