
Album di famiglia del Prodi bis, la sintesi della Prima Repubblica
Il secondo governo Prodi si compone in uno stretto equilibrio tra le varie forze della coalizione. È stato costruito con il bilancino, con scorpori e accorpamenti ministeriali tali da garantire a ciascuno una delega con il giusto peso. Si dimostra così che questo governo non è l’espressione di una prospettiva politica che unisca con il suo fascino le varie componenti, ma è la composizione di orientamenti diversi, ognuno dei quali ha lasciato il segno sulla struttura di governo. Anche la condotta del governo dovrà di volta in volta registrare le differenze e mediarle.
Quello che unisce veramente le componenti del governo è la volontà di porre fine all’eccezione berlusconiana e riportare i partiti storici della prima Repubblica, in forma diversa redivivi, al controllo del potere. L’intenzione dell’esecutivo è di evitare di dare al centrodestra l’occasione di una rivincita, cioè di mantenere lo spazio del potere, della legittimità politica, all’interno dell’Unione, nonostante le differenze che si registrano in essa.
Le principali componenti del governo sono tre: Romano Prodi, i Ds e la Margherita. Ottenuta la presidenza della Camera, Rifondazione ha allentato la presa sul governo, ricevendo un modesto dicastero intitolato alla Solidarietà sociale. I Comunisti italiani hanno indicato un indipendente di sinistra ai Trasporti. La sinistra radicale è quindi ai margini di questo governo, e questo le consentirà una libertà di parola e proposta che sarà elemento di tensione nella maggioranza. Prodi invece ha ottenuto molte cose, operando come una componente all’interno del governo: le sue acquisizioni più rilevanti sono il ministero dell’Economia e gli Interni, affidati a personalità che hanno, per motivi diversi, un profilo politico molto netto. La delegazione ds è fatta su misura per Massimo D’Alema, che diviene così la dimensione governativa della Quercia, il capo delegazione che di fatto controlla politicamente tutti i dicasteri attribuiti al partito. La Margherita è meno compatta, perché Arturo Parisi è più in quota Prodi che Rutelli, ma in ogni caso con Beppe Fioroni all’Istruzione e Rosy Bindi alla Famiglia, ha mantenuto i contatti con l’elettorato cattolico.
La forza di questo governo sta nel rappresentare strutture politiche esistenti e radicate nel paese. Mentre il governo Berlusconi funzionava come un governo in termini istituzionali, sotto la guida del presidente del Consiglio, quello di Prodi è un interpartito costituito, vi siedono tutti i segretari dei partiti della coalizione (salvo Piero Fassino, incaricato di tessere la tela del partito democratico). Si presenta perciò come la presa del potere da parte di un’alleanza-sintesi di tutta la tradizione politica italiana. Con lo scopo di costituire un partito-sintesi di tutti i partiti del vecchio arco costituzionale della prima Repubblica, una riserva di legittimità.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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