
L’azzeccazigoti
In fondo pensa «di aver fatto l’interesse del Paese e onorato la responsabilità di Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica. Teniamo aperto il dialogo etico, non chiudiamo la porta alle speranze umane». Il ministro Fabio Mussi ha dichiarato di voler ritirare il sostegno dell’Italia alla dichiarazione etica sulle cellule staminali. Don Roberto Colombo, direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare e Genetica Umana dell’Università Cattolica di Milano, docente di Bioetica all’Istituto Giovanni Paolo II dell’Università Lateranense di Roma, nonché membro della Commissione per le Cellule Staminali del ministero della Salute nella scorsa legislatura, ritiene la mossa del ministro una solenne sciagura.
Partiamo dalla realtà europea. Per la ricerca sugli embrioni umani i paesi dell’Unione battono ognuno la propria moneta e gli scienziati, spostandosi da una nazione all’altra per condurre i loro esperimenti, pongono l’inizio della vita a seconda della propria convenienza.
Se non si riconosce con la lucidità della ragione e la forza della libertà che l’embrione è uno di noi, ma prevale un interesse intellettuale, sociale, economico o politico, la tutela della vita umana nelle primissime fasi del suo sviluppo diventa solo strumentale. Così l’uomo non è più un valore in se stesso, come diceva Kant, ma viene piegato ad un fine che gli è estraneo, nemico, e che, ultimamente, arriva a distruggerlo. Basta attraversare la Manica o superare i Pirenei, dove gli interessi scientifici, biotecnologici e industriali hanno decretato che solo con la terza settimana di vita l’embrione umano non può essere sottoposto a sperimentazione di laboratorio. In Germania, Austria, Slovacchia, Polonia e altri paesi, incluso il nostro, la cultura e la volontà popolare hanno sinora impedito una simile riduzione dell’inizio della vita individuale a materiale disponibile per la manipolazione e la distruzione. In Italia si è arrivati ad affermare legalmente ciò che è ragionevolmente palese solo attraverso la mobilitazione popolare contro il referendum sulla legge 40. La forza della ragione ha dovuto sottoporsi all’esperienza di un aspro confronto politico per riuscire vincente. Ma qualcuno sembra non avere imparato dall’esperienza dello scorso anno …
Come il ministro Fabio Mussi e ed altri esponenti della nuova maggioranza di governo?
La grandezza dell’uomo non consiste nel non sbagliare – è impossibile! – ma nel saper riconoscere la verità della vita anche attraverso i propri errori, ovvero nel preferire la realtà all’idea che di essa ci siamo costruiti. Nell’affrontare una questione nuova, uno studioso o un uomo politico non può fare a meno di partire da un proprio pre-giudizio, un giudizio che prescinde dall’esperienza. Ma quando le evidenze della ragione (anche scientifica!) e dell’esperienza di un popolo diventano palesi, l’ostinazione è disumana, non è degna della statura dell’uomo. La ricerca per la terapia cellulare sta mostrando con evidenza come le cellule staminali di alcuni tessuti dell’adulto (come il midollo osseo) o del sangue del cordone ombelicale (prelevabile al termine del parto) possiedano le caratteristiche biologiche che le rendono capaci di riparare lesioni di tessuti provocate da alcune malattie. Non è necessario ricorrere alla distruzione di embrioni umani per ricavare cellule staminali potenzialmente utili per il recupero della salute. La libertà della ricerca non può essere separata dalla verità della ricerca.
Il governo ha deciso di istituire una commissione di bioetica presieduta da Giuliano Amato. Forse solo uno stratagemma per coprire altre intenzioni. Come quelle di Mussi che vorrebbe fare fuori dall’Italia ciò che al suo interno è vietato. Questo non apre la strada ad una omologazione di tutte le culture ad un nuovo potere sovranazionale?
In un momento della sua storia nel quale l’Italia sembra voler riscoprire, per voce dei suoi nuovi governanti, la propria “vocazione europeista”, e giocare un ruolo decisivo per il destino del nostro continente, non si può misconoscere che il contributo al progresso dei popoli non può essere solo economico, scientifico e tecnologico. Al contrario, il contributo di maggior valore è quello di ciascuno al bene comune, nella salvaguardia della dignità e dei diritti di tutti i soggetti umani, compreso il soggetto embrionale, l’io all’alba della sua vita. è, questo, il contributo culturale e morale alla costruzione dell’Europa senza dimenticare le proprie radici storiche e religiose, come hanno ricordato con forza Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Senza venir meno all’impegno nella ricerca sulla terapia cellulare mediante cellule staminali, l’Italia ha scelto una via caratterizzata eticamente dall’uso di cellule staminali tessutali.
C’è chi obietta che non si dovrebbe impedire ad altri di fare ciò che i ricercatori italiani non intendono compiere sulle cellule embrionali.
La ricerca biomedica chiede ai cittadini europei contributi economici per portare avanti i propri progetti sulla terapia cellulare. Ed è giusto che sia così, perché lo scopo di queste ricerche è un bene comune: la salute dell’uomo. Ma i ricercatori non possono esimersi dal chiedere anche il consenso sulle strade che essi intendono percorrere e su ciò che queste implicano rispetto alla tutela del diritto alla vita e alla integrità del soggetto umano. Se un popolo, in base alla propria cultura e tradizione, non condivide le scelte dei ricercatori di altri paesi, perché dovrebbe vedere le proprie risorse destinate ad azioni che non ritiene giuste? La sinergia scientifica e biotecnologica delle nazioni europee non può cancellare i diritti dei singoli popoli.
A parlare è stato un ministro, non il popolo.
Il compito dei governanti è quello di rappresentare e tutelare le aspirazioni culturali, religiose e sociali del popolo da cui proviene il mandato politico che esercitano. Una democrazia compiuta dovrebbe veder prevalere la dedizione al bene dell’uomo sulla posizione personale o di parte, fino al sacrificio pubblico anche delle opinioni individuali dei rappresentanti dei pubblici poteri, in un autentico spirito di servizio. La parola “ministro” non significa forse “servitore” del popolo?
E scegliendo la linea della ricerca sulle staminali cordonali e dell’adulto, l’Italia sta operando nel bene dei suoi cittadini, dei suoi ammalati?
Anche se soffriamo delle carenze strutturali e finanziarie, il contributo dei nostri ricercatori al progresso è di altissmo profilo scientifico, riconosciuto a livello internazionale. I risultati raggiunti in laboratorio utilizzando cellule staminali tessutali sono molto promettenti e ci aspettiamo di vederli tradotti nella pratica clinica nei prossimi anni. Il bene dell’ammalato è il bene della sua persona, e non si può promuovere il bene di una persona senza tutelare quello di tutti gli uomini, anche di quelli non ancora nati. Come ebbe a dire Giovanni Paolo II al Congresso Internazionale sui Trapianti del 2000, «la scienza lascia intravedere altre vie di intervento terapeutico che non comportano né la clonazione né il prelievo di cellule embrionali, bastando a tale scopo l’utilizzazione di cellule staminali prelevabili in organismi adulti. Su queste vie dovrà avanzare la ricerca, se vuole essere rispettosa della dignità di ogni essere umano, anche allo stadio embrionale».
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