Cari lettori, se passa il ddl Mastella preparate le arance per Tempi

Buon anno col disegno di legge Mastella, cari amici di Tempi. Tutto era iniziato con l’intento di sanzionare i negazionisti della Shoah e già ci si immaginava lo scenario del ministro D’Alema tradotto in catene con l’accusa di concorso in associazione razzista, per aver stretto la mano del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad o di un suo ministro. È finita invece con la cancellazione di ogni riferimento alla Shoah e al negazionismo, e con la detenzione da 6 mesi a 4 anni per «chiunque commetta o inciti a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o compiuti a causa del personale orientamento sessuale o dell’identità di genere» e addirittura di 3 anni per chi «diffonde idee sulla superiorità razziale». Immaginiamo che già molti gongolino, pur rammaricandosi di non aver fatto in tempo a incarcerare il Papa per il discorso di Ratisbona e Berlusconi per aver parlato di superiorità della civiltà occidentale. Ma, cari amici di Tempi, da noi c’è trippa per gatti, c’è di che soddisfare i più lussuriosi appetiti giudiziari degli “antirazzisti”. Sfoglio la nuova serie di Tempi e trovo, alla rinfusa: uno spregevole articolo su Teheran come «bottega del martirio» in cui si «caricano a orologeria i corpi dei giovani libanesi»; una copertina con un islamico barbuto e sotto la scritta – udite! udite! – «Bresciabad» (se non è razzismo questo.); un articolo che nientemeno invita il ministro Amato a «non imitare il fallimentare multiculturalismo inglese»; un fazioso attacco alla scuola islamica di via Quaranta a Milano, addirittura definita «madrassa» il cui «restyling non convince»; una tendenziosa raccolta di sermoni, fatwe e articoli contro i cristiani sotto il titolo «Maledetti infedeli»; attacchi contro ogni imam e moschea siano capitati a tiro, come l’imam di Segrate, modello di tolleranza, poveretto, e come il nobilmente multiculturale progetto della moschea di Colle Val d’Elsa indegnamente trascinato nel fango; un attacco a Tahar Ben Jelloun, apostolo dell’antirazzismo ingiustamente accusato di criminalizzare Israele; un servizio sull’invasione delle scuole francesi da parte dei «sobillatori» islamici, sotto il titolo «Dhimmitudini». E potremmo continuare. Ma lasciamo a voi, cari amici e lettori di Tempi, il gusto di ripercorrere la collezione della nuova serie della rivista per esercitarvi al gioco di ciò che può essere sanzionato dalla nuova legge Mastella. Vedrete che è il caso di preparare quintali di arance: direttore, redattori e collaboratori di Tempi ne avranno un gran bisogno per la loro permanenza nelle patrie galere.
Frattanto, l’Onu compiva uno dei suoi rarissimi atti seri, approvando quasi all’unanimità una risoluzione che «respinge senza riserve qualsiasi tentativo di negare la Shoah come evento storico, in tutto o in parte, o qualsiasi operazione finalizzata a ciò». E il nostro presidente della Repubblica faceva qualcosa di ancor più coraggioso affermando che l’antisionismo è una delle forme attuali dell’antisemitismo e in quanto tale va proscritto. Il presidente Ahmadinejad si è vigorosamente dissociato dalla dichiarazione dell’Onu, ribadendo che la Shoah è un «mito» e promettendo che «Israele scomparirà presto» e che presto vi sarà «anche il crollo degli Usa». Ma non si voleva proscrivere questo negazionismo, che nega la Shoah per poterla meglio ripetere? Figurarsi. Con l’ennesima vittoria dell’ala di estrema sinistra del governo ci ritroviamo con una legge che può far soltanto sghignazzare di gioia Ahmadinejad e i suoi accoliti nostrani.

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