
Sanità pubblica e privata
La convinzione diffusa è che, da qualunque angolazione lo si prenda, l’assioma del pubblico e privato che in Italia viaggiano su due binari paralleli tale è, e tale dovrebbe rimanere. Ma le convinzioni diffuse, si sa, faticano a scendere a patti con la realtà, specie quando di realtà infrastrutturale si parla. Prendiamo la sanità, il tanto vituperato mondo degli ospedali, dove è più facile accaparrarsi la copertina di un settimanale causa escrementi nello scantinato che per un’operazione salvavita. E prendiamo la Regione Lombardia che entro il 2009 inaugurerà sei nuove strutture ospedaliere grazie al coordinamento della società Infrastrutture Lombarde, un’azienda locale particolare, braccio operativo del Pirellone in materia di infrastrutture ma votata al privato. Capace di creare servizi di altissima qualità facendo del paziente il centro di ogni progettualità e raccogliendo princìpi come umanizzazione, affidabilità e innovazione all’interno di un decalogo che ispiri e diriga un pensiero non solo archiettonico. Una struttura di project management che garantisce regole, efficacia dei risultati e sostenibilità economica che il direttore generale alla sanità lombarda Carlo Lucchina, dal palco dell’incontro ospitato dal Meeting di Rimini “Pubblico cioè per tutti: l’esperienza degli ospedali a servizio della persona”, ha invitato pubblico e mondo del non profit a non perdere di vista per fornire risposte sempre adeguate e di qualità. Sfide non più rimandabili dal mondo sanitario, chiamato a confrontarsi oggi in materia di disponibilità economica («bisogna dedicare ogni anno il 4 per cento in più di risorse»), nuovi problemi legati alla salute e adozione di nuovi modelli organizzativi a livello di gestione dell’ospedale (il modello dipartimentale) e del sistema nel suo complesso (ad esempio quello lombardo, che prevede la parificazione tra erogatori pubblici e privati e garantisce la libertà di scelta al cittadino). Per Lucchina, «il privato può decidere autonomamente che investimenti fare, ha una migliore efficienza del pubblico e ha contribuito a migliorare la qualità di tutto il sistema perché ha stimolato il pubblico, che presenta al suo interno ottime professionalità, a non essere da meno». La medicina deve tornare ad avere una concezione unitaria dell’uomo. Mai dimentica del suo luogo di origine, la società, l’unico livello della realtà dove è ancora possibile fare esperienza di quello che ha ricordato il medico Giancarlo Cesana durante lo stesso incontro: «L’essere ammalato rappresenta il senso massimo della povertà». è a questa povertà che bisogna guardare quando si pensa a infrastrutture ospedaliere.
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