Commissariare il futuro in nome del passato? Il piano dei neocentristi cattolici è un’illusione

Il sistema elettorale è oggi il problema centrale. E l’intenzione che domina il progetto è l’abolizione del maggioritario e del bipolarismo e il ritorno al sistema proporzionale, pur se con forte sbarramento per le minoranze. Si tratta di una vigorosa semplificazione politica, che ha però un obbiettivo chiaro: marginalizzare a un tempo Silvio Berlusconi e Fausto Bertinotti e restaurare la democrazia così come era prima del 1994, cioè una democrazia guidata da un patto tra comunisti e democristiani. Il disegno è quello di ricreare una lista cattolico-democristiana, alleata del Partito democratico, che consentirebbe alla sinistra di perdere gli “antagonisti”. È una strategia, questa, che rispecchia perfettamente lo stato attuale della memoria politica dei partiti storici, i quali vedono nell’intesa tra democristiani e comunisti la via unica per mantenere in vita la democrazia italiana. E così le iniziative di Pier Ferdinando Casini, di Clemente Mastella e di Savino Pezzotta mirano tutte a creare un nuovo partito più cattolico che democristiano, che sia l’espressione ancora una volta della gerarchia. Ma questo vuol dire non tenere conto che la Dc e il Pci si sono estinti, l’uno come memoria dei cattolici democratici, l’altro dell’unione tra rivoluzione e democrazia. Certo, la cultura democristiana e quella comunista sono state le grandi culture dell’Italia della Guerra fredda, però non lo sono più in questo tempo successivo alla globalizzazione, che ha distrutto il valore delle grandi narrazioni politiche e obbligato il paese ad affrontarsi e contrapporsi in termini di interessi reali. Così come ora viene riproposta, perciò, l’alleanza tra quelle due culture politiche sembra piuttosto un commissariamento del passato sul presente e sul futuro, fondato sull’occupazione del potere e sulla marginalizzazione delle idee politiche nate dopo il 1994.
Ormai sia l’elettorato di sinistra che quello cattolico si sono secolarizzati, non si rifanno più alle grandi narrazioni che ne giustifichino l’esistenza, ma solo agli interessi reali che esprimono. Ed è singolare che questo sistema comporti il ritorno della gerarchia ecclesiastica in politica, ma non, come in passato, in difesa della democrazia, bensì per esprimere un antemurale alla Chiesa che critica il dominio della tecnoscienza sulla vita, sulla morte, sul sesso. Sono temi che trascendono l’identità politica e che sono destinati a scontrarsi con quelli della cultura laicista, dominante a sinistra, che fa della tecnica la chiave della realtà. Mettere insieme le due matrici cattolica e laicista sembra un’impresa impossibile.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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