Fra tutte le notizie già morte che invadono il mondo come un’orda di zombie, finalmente ce n’è una vera

Ci sarebbero molte cose da commentare. Ma, anche se sono accadute oggi, o domani, sono tutte molto vecchie. Di ieri, e anche di molto prima. Hanno l’odore cadaverico di ciò che è morto da molto tempo: sono notizie zombie, che camminano per il mondo senza sapere di non avere più nulla di vitale, gossip da camera mortuaria, novità di un tempo finito, che continua per inerzia. Non riesco a parlare di nulla del genere perché ogni volta, in questo tempo, sono preso dall’assoluto stupore di ciò che sta per accadere, per avvenire tra noi e dentro di noi. Quel bambino divino, così piccolo, così indifeso, così potente.
Silenziosa promessa del Padre. In mezzo a questo frastuono di parole, proclami, certezze garantite per la prossima ora e mezza. Un bimbo che viene dall’eternità, che ci è dato per l’eternità. Nella notte silenziosa, immobile, non turbata dalla corsa maniacale del mondo. Ho bisogno di ritrovare quel silenzio, quell’immobilità, quell’eterna quiete, per poter accogliere davvero il bambino. Lo so da terapeuta (e da malato: se non lo fossi non potrei “curare” nessuno) che il frastuono in cui siamo, quell’agitarci tra lustrini di vario tipo (tra cui anche molte idee sberluccicanti, similnuove, pseudoseducenti), non ti fa vedere la luce vera, forte e regale, ma modestissima, quasi impercettibile, del bimbo che arriva. Per vederlo davvero occorre fermarsi. Ma non un giorno solo.
È la nascosta poesia dello sciopero dei Tir. Certo, c’entra anche l’arroganza di questo potere nei confronti di chi lavora, ma forse questi bestioni d’acciaio hanno avuto anche loro bisogno di fermarsi, come i pastori, come le pecore, di fronte al bambino che arrivava. Nessuno lo sa, né gli autisti arrabbiati, né i governanti sprezzanti, ma, forse, i giganti di ferro l’hanno sentito, che era tempo di fermarsi. Come il motorino che non parte quando il ragazzo lo accende con mano troppo nervosa, e dopo rischierebbe l’incidente. Silenzio e quiete. La notte deve essere ferma per essere santa, davvero benefica.
È necessario il silenzio del vuoto per riconoscere la pienezza che viene. Occorre lasciare depositare, e poi espellere, i nostri infiniti cocci, i frammenti inutili e incoerenti in cui ci siamo rotti nel corso del tempo, per poter accogliere quell’interezza, quella totalità piccolissima, già piena di speranza. La pienezza e l’integrità ce le porta solo lui, quel bambino misterioso, dono dell’amore del Padre. Tutto il resto non conta, deve abituarsi ora a tacere e dopo, quando la notte sarà finita, a parlare più adagio, per lasciarci sentire ancora il suo respiro, che è anche la musica delle sfere celesti, che da sempre suona per noi, se solo l’ascoltiamo.
Quel bimbo cambierà perfino noi, e anche il mondo. Senza il suo Avvento tutto sarebbe già finito da tempo, per noi e per tutti. Come ci dimostra ogni giornata, con i suoi innumerevoli squarci di orrore, prodotti da chi perde ogni contatto col bimbo. È solo lui, il bambino Gesù, a generare silenziosamente, da quel luogo elementare, in chi sa accoglierlo, la trasformazione che ci strappa all’orrore, per consegnarci all’amore.
http://claudiorise.blogsome.com

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.