
Non chiamateli servizi
Ridisegnare la propria casa, concedersi il piacere di reinventarne gli spazi nella continua dialettica tra estetica e funzionalità. Il concetto centrale dell’abitare moderno si traduce in cambiamenti e valorizzazioni che vanno in scena nel gran teatro della casa, luogo di ristoro, di incontro ma anche di sperimentazione. Cucinare è sempre più un piacere condiviso, la pietanza si ultima mentre gli ospiti sono già a tavola? Ecco allora che la cucina diventa sempre più aperta, in costante comunicazione con lo spazio confortevole del soggiorno.
La doccia e il bagno sono il relax tanto atteso dopo una giornata di ufficio, mezzi pubblici, imbottigliamento nel traffico? L’unico momento in cui la mamma può abbandonare i pargoli urlanti? Ecco allora che il bagno diventa a tutti gli effetti una stanza da bagno, dunque lo spazio privilegiato del benessere, del piacere di rilassarsi. E come tale viene ridisegnato, fino a osare guadagnarsi, ove possibile, quei metri quadrati che il concetto di “servizio” non gli concedeva. A partire da questa idea, innovativa per quegli anni e oggi di certo nel punto più alto della sua parabola, nel 1998 Claudio Silvestrin disegnava per Boffi la collezione I Fiumi. Lavabi, vasche, cassettoni che sussurravano quello che oggi si può ancora gridare a gran voce: il bagno è un luogo bello, piacevole, dove passare del tempo. E in cui trova piena cittadinanza il gusto del design che rende bella tutta la dimora. E allora spuntano quadri, tavoli, ventilatori. Tutto ciò che può rendere confortevole uno spazio di benessere.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!