Non festeggiamo la Brexit, ma non ci dispiace la pedata ai petalosi nostrani

Di Emanuele Boffi
30 Giugno 2016
Anziché denigrare il popolo bue i nostri illuminati savianizzati e severgninizzati dovrebbero farsi qualche domandina su cosa non va in questa Europa
severgnini

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola da oggi, giovedì 30 giugno (vai alla pagina degli abbonamenti).

A un amico che sabato sera ci chiedeva per gioco come avremmo votato sulla Brexit se fossimo stati inglesi, abbiamo risposto istintivamente che, molto probabilmente, avremmo barrato la casella del remain, ma che, tutto sommato, non ci dispiaceva affatto che gli inglesi avessero assestato una bella pedata sui denti ai fanfaroni europeisti.

C’è qualcosa di insopportabile nel modo in cui il mainstream, tendenzialmente di sinistra, è subito pronto a glorificare il popolo quando accondiscende ai suoi desiderata e, al contrario, lo denigra quando si smarca. Da questo punto di vista, tutto il mondo è paese, ma certo il paese Italia è un fedele specchio del mondo.

Non erano passate nemmeno ventiquattro ore dalla Brexit che già sui nostri media era partita la fanfara che dipingeva i britannici come dei retrogradi, ammuffiti, imbecilli australopitechi di un mondo barbaro che ancora non s’è sintonizzato sulle magnifiche sorti e progressive di chi ci vuole tutti cosmopoliti, smart e beppeservegninizzati. E Londra che si stacca dal Regno Unito e ritorna europea. E la petizione per rivotare. E Saviano che dà dei fascisti agli inglesi (l’Inghilterra, perdio, la patria di Churchill, ma come si fa a essere così beotamente banali?).

C’è Brexit e Brexit, certo. E chi ha votato per il leave può averlo fatto per mille motivi diversi, alcuni anche molto stupidi, ok. Nigel Farage non è Roger Scruton, e ci siamo intesi. Ma anziché ripartire con la grancassa dei valori europei e con la denigrazione del popolo bue, di certo i nostri illuminati farebbero un gran servizio alla verità se si facessero qualche domandina su che cosa non funziona in questa loro bolsa, pedante e petalosa Europa. Dagli errori si può ripartire, di chiacchiere si muore di tedio.

Foto Ansa

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16 commenti

  1. Carlo

    Concordo pienamente con l’articolista. So bene cosa sia la democrazia e sono tuttavia contrario a sistemi (come quello inglese) che permettono di mandare in discarica anni di faticosa costruzione dell’Europa con un referendum peraltro poco spiegato alla popolazione tutta.

    Però i burocrati di Bruxelles e Strasburgo non possono stravolgere la vita di 300 milioni di cittadini senza nemmeno ascoltare il loro parere che viene da mille strumenti di comunicazione. Non possono importare centinaia di migliaia di immigrati senza avere un serio piano per evitare che se ne stiano a girare i pollici in centri di accoglienza (?) senza la possibilità di fare un utile lavoro e di non essere così tentati di darsi allo spaccio e al furto. Vivo in una cittadina di provincia ma ogni volta che esco per fare la spesa incontro almeno 10 questuanti: perché sono lì? cosa raccolgono se fanno tutti come me che non do mai loro 1 centesimo (preferisco sostenere la Caritas che da’ loro un pasto al giorno)? perché non possiamo guidarli a fare qualche lavoro utile per esempio sui sentieri delle nostre montagne?

  2. Toni

    Trovi notizie fresche di giornata tra i “mielosi” che animano le vostre fila.

    1. Samuele

      Che noia tremenda che sei caro toni!!!!

      1. Toni

        Mi strugge il fatto che ti annoia . E confermo quanto già scritto che ad un uomo di classe ricco di verve e dai raffinati gusti musicali merierebbe un concerto a base di due tamburi tibetani con intercalato un didgeridoo australiano per accompagnare le tue profonde ed ecclettiche argomentazioni. E spero che al prossimo gaio-pride ci sia un carro dedicato a tuo completo sollazzo che renda giustizia al tuo intelletto. Così non ti annoi.

  3. luigi faravelli

    che idea geniale ! celebrare il marito che si taglia i cosiddetti per far dispetto alla moglie!! che bello!

    1. Giannino Stoppani

      Della serie “poche idee ma confuse” mi piacerebbe tanto sapere, o ebetonzo multinick, su quali autorevoli basi tu poggi l’assunto che uscire dalle grinfie di una consorteria di burocrati corrotti equivale a “tagliarsi i cosiddetti”…
      Ovvìa stupiscimi!

      1. Luca

        Eppure non è difficile da intuire: che senso ha uscire da una “consorteria di burocrati corrotti” per mettersi nelle mani di un’altra consorteria di burocrati ancora più corrotti dei primi?

        1. Toni

          Eppure se la “consorteria di burocrati corrotti” (e viziosi) prende un solenne ceffone (leggo brexit in questi termini) può darsi che cominci a capire qualcosa sul piano dei comportamenti se non proprio dei valori.
          Anch’io ho l’impressione che i vari geni che circolano qui poggiano le loro argomentazioni europeiste più nel conformismo di stare dalla parte dei fricchettoni citati nell’articolo (emulandone anche il disgusto per la gente comune) che su delle consapevoli motivazioni.

      2. luigi faravelli

        caro giannino mi spiego meglio perchè ti vedo un pò in difficoltà – la brexit è una disgrazia – i risultati sembrano chiari a (quasi!!) tutti – governo sfasciato – opposizioni divise – partiti spaccati e quel che è peggio un paese diviso a metà .
        cosa ci sia da celebrare lo sai solo tu…capisco che dare del ciuccio a severgnini o saviano sia sempre una gran soddisfazione…ma è pur sempre la soddisfazione del povero marito che si taglia i cosiddetti !!
        chiaro o hai bisogno di un disegnino !?
        p.s. prova magari a leggere quello che ha scritto non il corriere ma l’economist, bloomberg e altra stampa specializzata…magari ti diventa più chiaro il problema. se hai bisogno di ulteriori chiarimenti…scrivimi

        1. Paolo Pagliaro

          Signor Faravalli,
          la Brexit è un rifiuto del modo di far politica dell’Europa: politica di un’arroganza snervante che ignora problemi, facendola pagare a chi li fa notare, e passa sotto silenzio gli scandali (sopra tutti: Rotherham).

          Il governo crolla? e allora? Visto che il voto esprime disapprovazione per il governo, è normale che si faccia un governo più rispondente al voto, come ha capito bene Cameron.

          Opposizioni divise, il paese spaccato a metà? mi faccia capire come funziona la democrazia a casa sua: se vince il referendum come piace a lei, allora il popolo sovrano ha espresso il suo saggio parere e noi dobbiamo gioire e rispettare le sue volontà; se perde, pestiamo i piedi come un poppante e chiediamo che il voto venga annullato, oppure che solo i giovani possano votare! Ridicoli!

          Bisogna essere tutti ordinamente allineati a come la pensa lei? Le faccio una proposta alternativa: visto che le piace la concordia a prescindere, passi dall’altra parte. Facile, no? Le devo fare un disegnino?

          PS: L’Economist e Bloomberg rappresentano i centri di potere economico e soprattutto bancari che hanno un ufficio dirigenziale spazioso, levigato e lucciacnte nella Comunità Europea.

          1. marina

            Bravo, Paolo Pagliaro, chiaro e del tutto condivisibile!

        2. Giannino Stoppani

          Ringrazio il signor Pagliaro per aver risposto in mia vece, ma con molta più competenza.

          1. luigi faravelli

            gentilissimi giannino e paolo voglio solo portare alla vostra augusta attenzione alcuni fatti e sottolineo fatti – al di là di chi a torto o a ragione ha votato per la brexit :
            1) esempio – la regione della cornovaglia ha votato compatta per il no — il giorno dopo – ohps si sono accorti che l’EU dà un sacco di soldi alla cornovaglia come regione depressa e quindi hanno subito chiesto all’odiosa EU di non tagliare loro questi fondi. idem per la contea di oxford e quella di cambridge che con il trenino dell’erasmus ricevono miloni di odiati euro l’anno di antipatiche sovvenzioni ed anche loro hanno chiesto lo stesso…..
            2) Easyjet, Vodafone hanno già annunciato di voler migrare da UK e lo stesso hanno annunciato varie banche della city londinese. Quindi…meno posti di lavoro=meno soldi
            3) i leaders della brexit non hanno ancora un piano – o meglio il loro piano è per ora di chiedere ai dittatori di bruxelles di dargli una mano e di fargli agevolazioni …e visto come è andato il primo dibattito al parlamento europeo direi che sono speranze assai mal riposte !!
            io rispetto chi ha votato per la brexit – ma siamo sicuri che gli inglesi ne abbiano ricavato un gran guadagno ? io francamente continuo a non vedere motivi di celebrazione…
            p.s. ma l’economist….organo di stampa della plutocrazia….avete mai provato a leggerlo ??

          2. Toni

            Ma se perde gli “odiati euro” dati alla Cornovaglia; Oxford, Cambridge non rientrano nel Regno Unito i 17.068.370.000 miliardi di euro che versano annualmente alle casse europee e di cui ne tornano solo 6.308.290.000 (gli “odiati euro” appunto) ? Forse, a parte la confusione iniziale, è da escludere che c’è un vantaggio a lungo termine?

          3. Alex

            Io sono euroscettico e Severgnini mi fa venire il prurito, ma mi chiedo quanti di quelli che commentano qui abbiano mai vissuto nella Gran Bretagna reale per piu’ di qualche giorno di visita a Londra. La Brexit in teoria puo’ essere positiva o negativa, chissa’. Il voto e’ stato certamente di protesta e ha messo insieme tante anime molto diverse che hanno votato contro per tanti motivi molto diversi – e in un buon numero di caso non avendo neanche idea di per che cosa stessero votando. In questo senso sono simpatetico a chi ha votato contro ed e’ sicuramente un segnale forte che la politica deve raccogliere, pena moti sociali (qualcuno si ricorda i moti del 2011 a Londra e in altre grandi citta’?). Questo non toglie che nella pratica una Brexit reale porterebbe conseguenze gravi per l’economia britannica che non e’ strutturalmente pronta ad uno shock di questo genere, peraltro in una situazione economica globale dove si addensano nubi preoccupanti. Sarebbe stato molto piu’ responsabile portare avanti politiche di ribilanciamento dell’economia sia in termini di settori produttivi che di distribuzione della ricchezza geograficamente e poi eventualmente uscire dalla EU, piuttosto che fare un referendum per ragioni squisitamente di guerra interna ai Tories. Invece, l’irresponsabilita’ di Cameron si e’ sommata all’errore di calcolo politico di Johnson & Co tale per cui ha vinto chi non voleva in realta’ vincere e ora nessuno ha idea di come procedere e questo sta gia’ portando a conseguenze sull’economia reale come investimenti cancellati – mi interessano meno i mercati che si stanno comportando in maniera abbastanza prevista, reagendo all’incertezza – che si vedranno nel tempo, a cui si aggiungono le profonde divisioni sociali, esacerbatesi in questi mesi. Che una Brexit reale possa essere devastante per l’economia britannica lo sanno sia i Tories che il Labour per cui, al di la’ dei balletti di nomi, stanno tutti lavorando verso il postponimento indefinito dell’attivazione dell’art. 50 e probabilmente elezioni anticipate.

        3. mamifacciailpiacere

          Egr. Faravelli, per lei che consulta l’economist, ecc. non c’è bisogno di disegnini, guardi la faccia sorridente di cotanta severgninità (pure il nome è complicato di questo st….) e comprenderà all’istante chi è il ciuccio.

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