Se il trans detta legge il padre partorisce

Di Caterina Giojelli
05 Ottobre 2018
Potrebbe essere il primo bambino senza madre sul certificato di nascita, soprattutto il primo ufficialmente nato da un uomo. Una folle battaglia legale nel Regno Unito

Potrebbe essere il primo bambino senza madre sul certificato di nascita, soprattutto il primo a risultare “partorito” da suo padre, e perché? Perché la donna che lo ha messo al mondo ora si sente un uomo. Accade nel Regno Unito, dove una single ha ingaggiato una battaglia legale per venire ufficialmente registrata all’anagrafe come “padre” o “genitore” di suo figlio.

INTERFERENZA

Dopo la nascita l’ufficiale di Stato le aveva spiegato che per legge le persone che danno alla luce un bambino vengono registrate come “madri”, e tanto le era bastato per denunciare la “discriminazione”. Secondo la donna è stato violato il suo diritto umano al rispetto della sua vita privata e familiare. E tale “interferenza” non è assolutamente necessaria o proporzionata alla luce dei cambiamenti che si sono «evoluti all’interno della società».

LA MATERNITÀ MODERNA

Pertanto a giugno presso l’Alta Corte di Londra, il giudice Francis ha ascoltato le istanze degli avvocati: cose come «quest’uomo è nato donna ma si è reso conto di essere trans diversi anni fa», da allora ha visto «come un uomo» e ha subito «un intervento chirurgico per “ridisegnare” la pare superiore del corpo». «È un fatto accettato che una femmina che transita a maschio possa mantenere la capacità di concepire e dare alla luce un bambino», ha sostenuto l’avvocato Hannah Markham, spiegando che il suo assistito vuole che il tribunale dichiari che «obbligarlo a registrarsi come madre di suo figlio viola il diritto alla vita privata e familiare sancito dall’articolo 8 dell’Human Right Act», che «le forme attuali utilizzate dall’Ufficio del registro generale per iscrivere l’identità dei genitori discriminano i trans e gli intersessuali». E che «la legge vigente in materia di registrazione delle nascite e delle morti non è più compatibile con i cambiamenti della società, l’evoluzione della libertà di espressione e la parità di genere e la tutela dei diritti di un individuo nell’identificarsi in un genere particolare».

INSEMINAZIONE INTRAUTERINA

Di contro l’avvocato dell’Ufficio del registro generale, l’agenzia governativa responsabile della tenuta di documenti relativi a nascite, decessi e matrimoni, ha ricordato che la donna è entrata in possesso di un certificato con un nuovo riconoscimento di genere, ma ha anche dato alla luce un bambino con un trattamento di inseminazione intrauterina e non si può permettere a chi si registra di fare il passo in questione.

«NON È PROGRESSO, È FOLLIA»

Per tutta risposta il giudice Francis ha sottolineato che un problema simile non era mai stato sollevato in Inghilterra e Galles prima d’ora, e che se l’uomo (la donna) vincesse la sua battaglia i ministri potrebbero dover prendere in considerazione di cambiare la legge. Secondo i giornali inglesi si attende a breve la decisione di sir Andrew McFarlane, presidente della divisione famiglia dell’Alta Corte, che dovrà stabilire se il certificato di nascita di un bambino possa essere considerato valido pur in assenza di una “madre”, al posto della quale registrare “genitore” o addirittura “padre”. La cosa non ha divertito per niente Kathy Faust, fondatrice di “Them before us”, organizzazione che si batte per i diritti dei bambini: «Quando un governo rilascia un certificato di nascita senza madre, non è “progresso”. È una follia approvata dallo Stato».

ORA C’È IL DIRITTO ALLO STOCCAGGIO DI OVULI E SPERMA

La “follia” si sta approvando nello stesso momento in cui il Servizio sanitario nazionale britannico è stato citato in giudizio per non aver offerto trattamenti di fertilità a chi desidera sottoporsi alle procedure per la disforia di genere. Estraendo e immagazzinando ovuli e spermatozoi prima della riassegnazione, i trans potrebbero infatti avere “figli biologici” tramite maternità surrogata nel corso della loro vita. In molti infatti desiderano procedere con la transizione durante l’adolescenza e non dispongono di risorse sufficienti per pagarsi prelievo, stoccaggio e conservazione del materiale biologico del sesso di partenza. E questo, sostiene la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani discrimina le persone transgender, a cui dovrebbe essere offerto il servizio come procedura standard. Del “best interest” del bambino questa volta non parla nessuno.

Foto bambino inglese da Shutterstock

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.