Bono e The Edge cedono il passo al pop nel musical Spiderman

Di Carlo Candiani
20 Giugno 2011
L'attesissimo musical Spiderman, con la colonna sonora di Bono e The Edge degli U2, ha finalmente debuttato a Broadway. Il gotha dello show business mondiale lo ha acclamato senza riserve, ma sull'opera aleggia più di qualche perplessità

Capita spesso che ai grandi artisti rock venga la fregola di confrontarsi con un lavoro autoriale che sorregga musicalmente una produzione teatrale.
Recentemente ai professionisti dei musical come Andrew Loyd Webber (Jesus Christ Superstar, Cats, The Phantom of the Opera, Evita…) si sono accodati, con alterne fortune, Elton John, Paul Simon e Riccardo Cocciante. Da buoni ultimi ecco gli U2, o perlomeno Bono e The Edge, che si sono fatti coinvolgere in un progetto iper-tecnologico, made in Broadway, sulle gesta di Spiderman, l’Uomo ragno.

Più volte rinviato per ragioni tecniche, che hanno visto il susseguirsi di incidenti alle comparse, costrette a evoluzioni aeree, sempre più realistiche, e anche per perplessità della produzione rispetto alla qualità delle composizioni del duo irlandese, il musical ha finalmente debuttato con successo, ufficialmente, alla presenza del gotha dello show business e degli stessi autori, e fatto segno di non benevole critiche dalla stampa specializzata. In contemporanea esce il cd, in cui gli interpreti e, saltuariamente, i più famosi autori della soundtrack possono a tutto il mondo offrire il risultato delle loro fatiche.

Che dire? Un disco naturalmente “made in U2″, che però farà storcere il naso ai puristi del formidabile quartetto di Dublino, anche se il marchio di fabbrica non appare, per espresso volere del resto della banda, che fino ad ora si rifiuta di ricantare l’intero musical in sala di incisione. Primi scricchiolii in decenni di trionfi discografici e di live dai grandi incassi mondiali? Non lo sappiamo, certo il presenzialismo di Bono e ora anche di The Edge, potrebbe portare anche ad una crisi irreversibile, proprio su alcune scelte musicali che innegabilmente, stanno disorientando i fans degli U2, tra i più fedeli del popolo rock. La musica, appunto. E’ vero che le esigenze di immediatezza per un musical sono la priorità, ma in questo caso tradiscono la tradizionale vena rock di Bono & Co, anche se non mancano episodi molto godibili e giustamente epici e trascinanti. Sull’intero lavoro aleggia una patina scontata ed effimera che rimanda ad atmosfere anni 80, tra pseudo rap, citazioni dello stesso Webber, noiosi e ripetitivi spunti dance e duetti stile Walt Disney.

Precisiamo, non è tutto da buttare, anzi qualcosa resterà anche nei prossimi concerti del quartetto riunito, ma ci domandiamo: perchè snaturare a tal punto una vena creativa che negli anni ha portato a risultati da tutti celebrati, scivolando nel pop fatto di lustrini ed effetti convenzionali? Perchè rischiare un’immagine: per un divertimento, per una sfida in un campo diverso nel mondo musicale, per un ego che esonda, per soldi? Temiamo che potrebbe essere, proprio, per questi ultimi.

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