
Perché Putin vuole conquistare Mariupol a tutti i costi

Mariupol è la città dell’Ucraina più bombardata dall’inizio dell’invasione russa e quella dove i civili hanno pagato il prezzo più alto delle mire espansionistiche di Vladimir Putin. Zelensky ha detto che la città di oltre 450 mila abitanti, dove sarebbero ancora presenti 130 mila civili, «è stata ridotta in cenere». Dopo 25 giorni di incessanti bombardamenti, Mosca aveva lanciato un ultimatum: la resa della città entro la mattina del 21 gennaio. L’ultimatum è stato respinto e i bombardamenti sono ricominciati. Putin infatti non può fare a meno di conquistare Mariupol per tre ragioni.
Tra Russia e Crimea c’è Mariupol
La prima ragione è l’importanza strategica della città. Mariupol si trova nella parte meridionale dell’Ucraina, a circa metà strada tra la Crimea e il Donbass e a soli 60 km dal confine. Conquistandola, Putin si garantirebbe il controllo della fondamentale lingua di terra che porta dalla Russia alla Crimea.
Mariupol è anche un hub strategico affacciato sul Mar d’Azov, sezione del Mar Nero, e se Mosca ne entrasse in possesso potrebbe vantare il controllo dell’80 per cento della costa, trasformando l’Ucraina in una sorta di Repubblica Ceca, senza quasi sbocchi sul mare.
Putin vuole strangolare l’Ucraina
La seconda ragione per cui Putin non può fermare la guerra fino a quando non avrà conquistato Mariupol è economica: è sul porto commerciale della città meridionale che fanno rotta 10 milioni di tonnellate di cargo ogni anno. L’Ucraina dispone di altri porti affacciati sul Mar Nero, ma nessuno per ragioni di profondità del fondale è in grado di sostituire quello di Mariupol.
Da questo porto fondamentale inoltre partono le merci ucraine – soprattutto acciaio, carbone e grano – verso il Medio Oriente e oltre. Prendendo Mariupol, dunque, la Russia avrebbe la possibilità, se non di strangolare l’economia ucraina, sicuramente di danneggiarla in modo decisivo.
Una vittoria per la propaganda
C’è infine una ragione legata alla propaganda. Putin ha sempre giustificato la guerra parlando della necessità di «denazificare» l’Ucraina. Mariupol è la roccaforte del Battaglione Azov, formazione paramilitare che conta tra i suoi 2.500-10.000 effettivi moltissimi estremisti di destra e neonazisti. Il Battaglione Azov ha causato enormi problemi ai separatisti filorussi durante la guerra del Donbass, che dal 2014 ha fatto 14 mila morti da una parte e dall’altra. Proprio dalle mani dei separatisti, che al tempo della proclamazione delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk avevano preso anche Mariupol, il Battaglione Azov strappò il porto strategico.
Mariupol è dunque anche un simbolo e conquistandola Putin potrebbe rivendicare agli occhi dell’opinione pubblica russa un’importante vittoria che gli consentirebbe di sedersi al tavolo delle trattative da trionfatore. Il presidente russo potrebbe anche agitare Mariupol come spauracchio per convincere Zelensky a cedere più di quanto vorrebbe nei colloqui, minacciando di far fare a Kiev la stessa fine della città meridionale.
Foto Ansa
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