
La guerra “blasfema” di Putin in Ucraina non risparmia le chiese ortodosse

Per essere una «messa in scena», come sostiene la Russia, è drammaticamente reale. Le immagini di decine di cadaveri in Ucraina nelle fosse comuni o sparpagliate lungo le strade a Bucha, alle porte dei Kiev, fanno a pugni con i discorsi altisonanti di Vladimir Putin. La guerra di «liberazione», secondo il Cremlino, avrebbe dovuto limitare al massimo le vittime civili: ma le immagini delle atrocità a Bucha sono più forti di ogni discorso.
Almeno 59 luoghi di culto colpiti in Ucraina
Allo stesso modo le immagini delle chiese ortodosse, e non solo, sventrate dai bombardamenti russi in ogni parte dell’Ucraina danno un’immagine molto diversa di Mosca, che si erge a «protettrice della fede ortodossa».
Secondo il ministero dell’Informazione e della cultura ucraino, dal 24 febbraio i russi hanno danneggiato almeno 59 siti spirituali in almeno otto regioni dell’Ucraina: Kiev, Donetsk, Zhytomyr, Zaporizhia, Lugansk, Sumy, Kharkiv e Chernihiv. Danneggiare in guerra monumenti e il patrimonio culturale di un paese è un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.
Chiese distrutte a Mariupol e Yasnohorodka
L’apocalisse inferta dall’esercito russo a Mariupol non ha risparmiato neanche la cattedrale di San Michele, affacciata sul Mare di Azov, considerato il sito più bello della città. La cupola principale della cattedrale è ormai un ammasso di acciaio e mattoni spaccati, le vetrate sono tutte andate in frantumi e la facciata è visibilmente sventrata dalle bombe.
Se Mariupol è la città più colpita dai bombardamenti russi, rappresentando forse l’obiettivo strategico più importante per il Cremlino, i missili non risparmiano le chiese neanche nei piccoli centri. Nel villaggio di Yasnohorodka, 40 km a ovest di Kiev, la cupola della chiesa della Natività della Vergine Maria è stata distrutta, come anche la torre campanaria. Le mura e le vetrate sono crivellate di colpi di mitragliatrice. Nell’attacco al villaggio, spiega padre Romanov, anche un sacerdote è stato ucciso.

La guerra “blasfema” di Putin
Pure le immagini della chiesa Tempio degli ortodossi ucraini a Volnovakha, nella parte sud-orientale del paese, parlano da sole. La cupola dorata sormontata dalla croce è accartocciata su se stessa e un lato della chiesa è crollato sotto il paese delle esplosioni. La chiesa ha subito lo stesso destino del resto della città: come dichiarato dal governatore di Donetsk, «Volnovakha non esiste più ormai».
Decine e decine di chiese ancora sono state distrutte dall’offensiva russa, che non fa distinzioni tra soldati e civili, caserme e luoghi di culto. Una guerra che assume davvero carattere blasfemo, considerando che Putin l’ha giustificata citando le parole di Gesù nel Vangelo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».

Foto Ansa e Twitter
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