I vescovi europei a Putin e Zelensky: «Una settimana di tregua a Pasqua»

Di Redazione
15 Aprile 2022
La Comece, che riunisce le chiese europee, ha inviato una lettera ai presidenti di Ucraina e Russia per promuovere un cessate il fuoco tra il 17 e il 24 aprile. Ad oggi ancora nessuna risposta da Mosca e Kiev

Una settimana di tregua dal 17 al 24 aprile per permettere ai cristiani, russi e ucraini, ortodossi e cattolici, di celebrare la Pasqua. È la proposta che la Comece, che riunisce le conferenze episcopali europee, ha fatto pervenire in una lettera ai presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky l’11 aprile.

L’appello di papa Francesco

Un tentativo per dare piena attuazione alla richiesta fatta da papa Francesco all’Angelus del 10 aprile:

«Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?».

Nessuna risposta alla lettera

La proposta, che non ha ricevuto al momento risposta né da parte del presidente ucraino né da quello russo, prevede che la tregua inizi dalla mezzanotte del 17 aprile (00:00), giorno di Pasqua per i cattolici, e finisca alla mezzanotte del 24 aprile (24:00), giorno di Pasqua per gli ortodossi.

Si legge nella missiva: «Tra pochi giorni, i cristiani in tutto il mondo ricorderanno la passione e la morte di Gesù Cristo e celebreranno la sua risurrezione. Queste celebrazioni pasquali sono il fulcro della fede cristiana e il punto più elevato dell’anno liturgico. Sono dunque centrali nella vita di ogni fedele».

La tregua di Pasqua

Per questo, continuano i vescovi europei, «chiediamo un cessate il fuoco generale nel conflitto tra i vostri due paesi per dare ai cristiani di Russia e Ucraina, sorelle e fratelli in Cristo, l’opportunità di celebrare la Pasqua in pace e dignità».

Una simile tregua, si conclude la lettera, «arrecherebbe beneficio anche ai cittadini di entrambi i paesi, dando loro la possibilità di respirare e riaversi dalla preoccupante incertezza che grava sia sulle vite dei loro cari che stanno combattendo nel conflitto sia di quelli che sono colpiti da esso».

Foto Ansa

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