Meeting Rimini 2012. Il coraggio dei ventenni

Di Massimo Giardina
16 Agosto 2012
Chi lo ha detto che sono bamboccioni? Ecco la storia di Giacomo ed Emmanuele che dopo la laurea hanno avviato un’azienda in montagna

La mattina inizia a lavorare alle 6.30 e nei periodi caldi come questi stacca alle 22. Stiamo parlando di un venticinquenne laureato in agraria alla triennale a cui mancano due esami per portarsi a casa anche la laurea specialistica e che contemporaneamente ha colto una buona occasione per cominciare a fare l’imprenditore agrario. Giacomo Perletti racconta la sua storia professionale cominciata nel settembre 2009 in Valzurio, una valle laterale della Val Seriana: «Me ne sono innamorato perché vi ho trovato tutte le caratteristiche che mi hanno sempre affascinato e che rappresentano il giusto e equilibrato connubio tra cultura e montagna». Inizia così un iter con il comune di Oltressenda Alta (Bg), una “metropoli” di 188 abitanti: nel settembre 2010 Giacomo Perletti partecipa a un bando in cui il Comune mette in affitto una borgata del 1500 a 950 metri d’altezza, la contrada Bricconi. «Nell’ottobre ho vinto il bando a cui avevano partecipato altri due contadini del posto e da quel momento ho cominciato a fare piccoli lavori: raccogliere fieno, legna e altre piccole cose, portando avanti gli studi universitari con l’obiettivo di concretizzare il progetto entro il 2013».

Tra le idee del giovane imprenditore, vi è la realizzazione di una stalla per bovine da latte di razza grigio alpina: «Le conosco bene perché su questi animali ho scritto la tesina triennale; vorrei poi installare un impianto di more e lamponi; trasformare il latte e produrre formaggi tradizionali nel tentativo di far comprendere ai consumatori non più educati a questa tipologia di gusti il valore di tali prodotti. Poi vorrei proporre al mercato anche alcuni articoli alimentari meno convenzionali come uno yogurt che confezioneremo con l’aggiunta di una marmellata fatta con i nostri piccoli frutti».

Il progetto di Giacomo Perletti non comprende solo una dimensione agricola. Vista la bellezza del posto e grazie ai rustici di pregio, l’idea è quella di realizzare, insieme a un giovane amico, una struttura turistica. «L’idea dell’agriturismo non nasce per arrotondare e far tornare i conti. L’amico che si è coinvolto con me ha un diploma da cuoco e anche lui si sta laureando in agraria. In aggiunta, grazie alla passione trasmessa dalla mia famiglia, in passato ho sostenuto l’esame per sommelier. L’idea dell’agriturismo fa parte della passione che mi lega a questo posto, ci crediamo molto».

L’amore per il gusto trova origine nei genitori Perletti. «I primi contatti con la montagna li ho avuti da piccolo, grazie alle gite fatte con mio padre che è venuto a mancare nel 2008: era un imprenditore metalmeccanico e la sua voglia di intrapresa mi ha molto influenzato nel carattere e nel desiderio di realizzare qualcosa». L’ambiente casalingo ha così contribuito a suscitare la passione che sarebbe poi cresciuta in Giacomo. «La casa in cui sono cresciuto era caratterizzata dal buono e dal bello: mamma e papà erano sommelier e in casa abbiamo sempre apprezzato la passione per il buongusto. Fin da piccoli abbiamo mangiato tutto, abbiamo assaggiato quella goccia di vino che è stato l’inizio della passione: un seme piantato dai miei genitori che è maturato in università».

 

Un punto di incontro

Giacomo Perletti dirige la sua attività agricola in modo tradizionale, ma ci sono anche importanti differenze, non solo in termini di conoscenze, «la vera questione – spiega Perletti – è nei rapporti con le persone e in un approccio umano diverso. Prima di tutto, un luogo bisogna saperlo raccontare e capisco di saperlo fare quando vedo la contettezza delle persone che vengono a trovarmi. Poi, leggere, informarsi, sentirsi parte del mondo, con la coscienza che si può contribuire a renderlo migliore. Cerco di spiegarmi: qui, a volte, si potrebbe soffrire di solitudine e di abbondono rispetto ad una distante realtà cittadina. Invece non è così. La controprova la rilevo nella gente che è attratta da questo posto, è contenta quando ci viene, è felice quando assaggia certe cose e gode di un ambiente che è incomparabile. Questi sono tutti aspetti di cui bisogna essere orgogliosi, sono il punto d’incontro con il resto del mondo. Quanto appena detto ha delle implicazioni nel modo di concepire e portare avanti l’impresa». Per dirla in termini più aziendalistici, la mission dell’impresa può essere così sintetizzata: «Una persona può venire qui, vedere un posto così bello, essere accolto in un certo modo, mangiare cose buone. È un luogo che può contribuire a migliorare la quotidianità delle persone che ci fanno visita».

Per quanto riguarda le proprie ambizioni economiche, Perletti non si vuole nascondere: «Vorrei metter su famiglia e riuscire a mantenerla tranquilamente con questo lavoro, vorrei avere la possibilità di scegliere la scuola che ritengo più idonea ai miei figli e magari andare qualche volta in vacanza».

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2 commenti

  1. Giuliano

    complimenti a Giacomo Perletti, ma essendo di CL faccia attenzione ai PM, guardare quello che stà capitando a Formigoni

  2. cate

    e come possiamo trovarli? 🙂

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