Iron Sky, arrivano gli Astro-Nazi

Soggetto delirante per un film che tutto sommato riesce a divertire. Scritto e diretto da un giovane regista finlandese, prodotto con soldi tedeschi e australiani, girato in economia. La storia di Iron Sky: i Nazisti, in fuga dopo la sconfitta nella II guerra mondiale, si sono rifugiati sulla Luna nel suo lato oscuro e ignoto agli occhi e alla tecnologia dei terrestri. Lì si sono riorganizzati: hanno costruito scuole (dove piccoli invasati crescono vedendo spezzoni de Il grande dittatore di Chaplin) e hanno costruito una città a forma di svastica. Il sogno è sempre lo stesso: conquistare il mondo intero. E l’occasione sarà data da una missione lunare andata a male. Grazie infatti alle batterie dei cellulari portati con sé dagli astronauti, il dottor Richter, scienziato che da anni sta mettendo a punto una enorme bomba atomica, ha finalmente trovato il modo di accendere la miccia….

BELLO CON RISERVA. Film davvero assurdo ma con trovate molto divertenti: l’astronauta nero che subisce un processo di albinizzazione da parte dei Nazisti che vorrebbero usarlo come guida negli Usa alla ricerca della batterie perdute; la trovata di far passare i Nazisti come spin doctor del Presidente (donna) degli Stati Uniti. L’intento scoperto di Vuorensuola è di fare satira e utilizza i Nazisti, che alla fine risultano quasi simpatici, per depistare l’attenzione dello spettatore. L’obiettivo, al di là del solito gioco di citazioni cinefile, è quello di pigliare per i fondelli la grandeur statunitense e i suoi sogni di gloria. Così è interessante, anche se non particolarmente approfondita più che altro per questioni di budget, la figura assai sopra le righe del Presidente degli Stati Uniti, la prima donna al potere e che usa uno slogan arcinoto (Yes, She Can) per la propria campagna elettorale che avrà come momento culminante proprio il lancio del primo astronauta nero nello spazio. In crisi di immagine per la scomparsa grottesca dell’astronauta, la donna dovrà ricorrere poi alla competenza dei Nazi che in quanto a propaganda politica non erano inferiori a nessuno, per rilanciarsi davanti al proprio elettorato. Altre cose che funzionano: il grande Udo Kier nei panni dell’ultimo crudele Führer e qualche momento surreale con protagonisti i Nazisti in divisa negli Stati Uniti del futuro. Con più soldi per la confezione e una sceneggiatura più brillante, probabilmente sarebbe venuto fuori un gran film comico e arguto. Così, il risultato è un po’ monco: una buona idea non pienamente sviluppata in sede di sceneggiatura e comico solo a fase alterne.

 

@petweir

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.