
Petrolio: gli Stati Uniti saranno la nuova Arabia Saudita
«Se cinque anni fa io, o chiunque altro, avesse detto che gli Stati Uniti avrebbero prodotto nel 2013 11,4 milioni di barili di petrolio al giorno, la gente avrebbe pensato che siamo pazzi». Jim Burkhard, capo delle ricerche sul mercato petrolifero del prestigioso IHS Cera, non può credere ai risultati, e invece è proprio così. La capacità degli Usa di estrarre petrolio è aumentata in modo vertiginoso negli anni: nel 2012 la media di produzione americana è di 10,9 milioni di barili di petrolio e altri idrocarburi al giorno.
MEGLIO DELL’ARABIA SAUDITA. E non finisce qui. Nel 2013 raggiungeranno la media di 11,4 milioni di barili avvicinandosi all’Arabia Saudita, primo produttore mondiale di petrolio con un media di 11,6 milioni di barili al giorno. Il dipartimento Usa dell’Energia prevede che nel 2020 gli Stati Uniti riempiranno anche 15 milioni di barili, diventando così i primi produttori al mondo. L’oro nero, dunque, non sarà più sinonimo di paesi arabi e Medio Oriente. Gli americani però continueranno a importare petrolio anche nel futuro, anche se si prevede un taglio delle importazioni del 50 per cento, visto che il suo fabbisogno giornaliero è di 18,7 milioni di barili al giorno. Secondo IHS l’aumentata capacità di estrazione degli Stati Uniti porterà al paese 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio.
NUOVE TECNICHE DI ESTRAZIONE. Se la produzione è cresciuta così tanto negli ultimi anni è grazie a nuove tecniche di estrazione del petrolio dalle rocce, una volta ritenuta troppo difficile e pericolosa. L’America è così tornata ai livelli di produzione del 1985, quando in Alaska erano stati trovati enormi giacimenti e gli Stati Uniti si aggiravano su una media di 11 milioni di barili. Dopo quell’anno però, come rivela Ap, un lungo declino portò gli Usa tra il 1986 e il 2008 a diminuire la produzione del 44 per cento. Ora invece sono tornati in auge, anche se non è sicuro che scalzeranno l’Arabia Saudita dal primo posto, come spiega ancora Burkhard: «Dipenderà dal prezzo del petrolio dei prossimi anni. L’Arabia Saudita infatti spende molto poco per estrarlo mentre le avanzate tecniche americane sono anche costose. Se il prezzo scenderà sotto i 75 dollari al barile, le compagnie americane faranno un passo indietro». Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia nei prossimi cinque anni i prezzi di un barile di petrolio passeranno dagli odierni 107 dollari a 89 dollari. Gli americani, quindi, potrebbero diventare i nuovi sceicchi.
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