Julian Assange: «In Australia consideravamo nemici gli italiani»

Di Rodolfo Casadei
02 Novembre 2011
Cosa si nasconde dietro Julian Assange? La sua biografia non autorizzata racconta la storia di un piccolo nomade tormentato dai bulli che divenne il creatore di WikiLeaks, l'uomo che fa le riunioni da solo

Pubblichiamo un articolo comparso sul numero 43 di Tempi, in edicola questa settimana.

 

L’agire politico di Julian Assange improntato al ribellismo massimalista, alla megalomania narcisistica, all’ossessione per il controllo da subire o da imporre, al gusto adolescenziale della trasgressione, all’incuranza per le conseguenze dei propri atti, può avere le sue cause nella tormentata biografia del fondatore di Wikileaks? Le pagine dell’autobiografia non autorizzata danno ragioni per crederlo: Assange non è solo l’uomo al centro della più grande fuga di notizie riservate della storia, ma anche uno strano personaggio dai  comportamenti bizzarri, che presiede per ore riunioni online dove lui è l’unico partecipante e tuttavia mette ai voti mozioni e punti all’ordine del giorno; che sceglie la giacca giusta per l’occasione a seconda del tipo di comunicato che deve inviare via e-mail ai giornali dalla sua stanza solitaria; che celebra il Natale con suo figlio facendo saltare per aria con esplosivo fai da te e azoto liquido una collezione di Barbie e di draghi giocattolo.

 

Figlio di un’artista di strada e di un attivista del movimento pacifista dei tempi della guerra del Vietnam, Julian non conosce il suo padre biologico fino alla maggiore età. Prende il cognome dal secondo compagno della madre Christine, che gli fa da padre ma scompare dalla scena quando lui ha appena nove anni, a causa della rottura del rapporto sentimentale con la madre. Appare poco dopo un terzo uomo, destinato a diventare l’incubo della famiglia: un chitarrista adepto di una setta New Age che mette incinta Christine e poi non accetta di essere licenziato poco dopo come i precedenti maschi. Per anni insegue la madre coi suoi due bambini, fuggitivi in lungo e in largo per l’Australia, trovandoli ogni volta. Julian sedicenne finirà per minacciarlo con un coltello. Il nomadismo prima elettivo e poi forzato della madre costringe il figlio a cambiare ben trenta scuole nel corso della sua infanzia e adolescenza. Ogni volta diventa la vittima dei compagni di classe.

 

Quando finalmente può chiudersi in una stanza in compagnia di un computer la sua vita prende una svolta. Un dettaglio poco noto della biografia di Assange è il suo disprezzo per gli immigrati italiani che popolavano Townsville, la città australiana dove è nato. «Consideravamo gli italiani una specie di nemici», si legge nell’autobiografia non autorizzata. «Avevano questa abitudine di lastricare. Compravano una casa con una bellissima buganvillea e la abbattevano, lastricavano il giardino e ci mettevano colonne doriche. Adesso mi vergogno di questa cosa, ma allora ero contro di loro e quel che facevano».

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