Sempre meno giovani si dichiarano cattolici, ma cresce la domanda di figure di riferimento credibili

Di Matteo Rigamonti
05 Dicembre 2012
Una ricerca dell'Istituto Toniolo mette in mostra la domanda diffusa tra giovani e adolescenti di figure di riferimento amiche ed autorevoli. Per questo è quanto mai opportuno parlare di «emergenza educativa»

L’emergenza educativa continua: intensa tra i giovani e gli adolescenti è la domanda di persone vicine cui potersi rivolgere per chiedere consiglio nelle scelte della vita. Padri, madri, insegnanti e religiosi amici sono i soggetti su cui i ragazzi italiani più frequentemente fanno affidamento. Famiglia, Chiesa (con un indice di gradimento del 47 per cento), Forze dell’ordine (55) e luoghi di istruzione (56) le istituzioni più apprezzate. Mentre la politica e tutte le sue istituzioni, partiti (6,4 per cento) in primis ma anche Camera (10) e Senato (11,4), invece, sono sempre più spesso sentite come realtà lontane e insensibili ai problemi della vita vera. Eccezione fatta per il presidente della Repubblica, promosso dal 35 per cento degli intervistati e dall’Unione europea (41). Questo il quadro che emerge dalle prime considerazioni a margine della ricerca dell’Istituto Toniolo, curata da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Milano e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo, sul livello di fiducia generale nelle istituzioni in Italia tra i cittadini tra i 18 e i 29 anni di età (su un campione di 7500).

MENO CREDENTI. «Il primo dato che abbiamo osservato è quello sulla diminuzione del numero di adolescenti e ragazzi che si dichiarano credenti cattolici», spiega a tempi.it Pierpaolo Triani, docente di Metodologia dell’educazione e dell’insegnamento, tra i curatori della ricerca. «Ma si tratta di un dato consolidato, non è certo una nuova tendenza. La percentuale di chi si dichiara credente in Italia, ormai, non va oltre il 60 per cento del totale». Un dato, questo, che di fatto «conferma la fine di un’epoca in cui il cattolicesimo era un’appartenenza quasi sociologica».
Il secondo dato che emerge, questa volta però in maniera più sorprendente, è «la maggiore fiducia riposta nei confronti delle persone di Chiesa, in particolare di quelle con cui si ha un rapporto diretto, sacerdote o altri religiosi e laici consacrati», così pure come quella che si ha nei confronti dei familiari e degli insegnanti. Nei confronti di queste persone, infatti, la fiducia è maggiore che non quella riposta nelle istituzioni, Chiesa, compresa. Anche se va detto, però, che le istituzioni a godere di una maggiore fiducia sono proprio quelle dove operano queste persone: famiglia, Chiesa, parrocchie, scuole e università. Una cappa di sfiducia grava invece sulla politica e le sue istituzioni, partiti, Camera e Senato in particolare, in cui credono ormai solo un giovane su dieci (per i partiti meno). Uniche eccezioni sono l’Unione europea e il presidente della Repubblica, che poi è una persona.

MODELLI DI RIFERIMENTO. «La sfiducia nei confronti delle istituzioni e di quelle politiche in particolare – spiega a tempi.it Alessandro Rosina, demografo della Cattolica – esprime una difficoltà ben precisa per i giovani, ossia la difficoltà diffusa a reperire modelli di riferimento e valori saldi su cui appoggiare le proprie scelte di vita». Ma attenzione, gli stessi giovani che manifestano questa difficoltà, sono i medesimi che sanno di «avere qualità e risorse in se stessi, soltanto che fanno fatica a tirarle fuori». È per questo che ancora una volta è quanto mai opportuno parlare di «emergenza educativa», quell’emergenza che la Chiesa non si stanca di denunciare e prendere sul serio come sfida per sé da anni a questa parte. «La sfida educativa, infatti, è quella di tornare ad offrire valori alti di riferimento ai giovani ed educarli ad un conseguente impegno della loro vita che va verso l’età adulta». L’unica sfida che, forse, può anche culminare con un recupero di «percorsi di vita più solidi» e maggiore «fiducia nella società».

@rigaz1

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1 commento

  1. Daniele, Napoli

    se non ricordo male, lessi che tutte le religioni tendono verso il centro. Giudicano, per motivi diversi, di dovere stare lontane sia dalla sinistra che dalla destra. Al centro vi deve essere ferma difesa dei propri principii, ma anche possibili aperture verso le idee degli altri.
    Ma soprattutto bisogna spiegare, chiaramente e con poche semplici parole, ciò in cui si crede. Bene, per ciò, secondo me, ha fatto il Vaticano ad aprire un account anche su Twitter. Bisogna parlare alla gente, non pretendere che obbediscano anche senza capire.
    Un sacerdote, invece, sapete cosa disse durante l’omelia domenicale: è risaputo che non tutti sono chiamati a salvarsi. In quel momento mi sono chiesto: io? Forse mi sarei dovuto alzare ed andarmene. Se cercare di obbedire agli insegnamenti di Gesù non è sufficiente, c’è solo disperazione.

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