
“Cucinare è un modo di dare”. Una giornata nel ristorante dove lavorano ragazzi disabili
[internal_gallery gid=62446] V. cammina veloce tra i tavoli, controlla che tutti abbiano forchetta e coltello, fa rifornimenti di tovaglioli, è attenta e veloce. V., fino a poco tempo fa, era scontrosa, timida e non sapeva cosa avrebbe fatto del suo futuro. Suo padre ha detto che da quando lavora al ristorante Gustop ride sempre, parla del suo lavoro e non ne è mai stanca. V. è una dei 7 disabili che lavorano al ristorante Gustop, aperto da ottobre ad Abbiategrasso. Per raggiungerlo basta arrivare al capolinea della metropolitana milanese M2 e fare qualche fermata di tram, per trovarsi in periferia. E periferia non è certo dispregiativo.
L’IMPRONTA ONLUS. Andrea Miotti va fiero della zona milanese in cui ha sempre vissuto e dove risiede l’associazione onlus di cui è presidente, l’Impronta Onlus, nata in un oratorio della zona di Abbiategrasso nel 1999. Il 7 dicembre dell’anno scorso ha anche ricevuto l’Ambrogino d’oro per la civica benemerenza. Oltre quattrocento persone in difficoltà vengono aiutate dall’Impronta Onlus, ed è per loro che si è sentita l’esigenza di creare un posto di lavoro, che fosse anche attività commerciale (no profit). «E in quanto attività commerciale, era necessario un piano strategico, una serietà professionale da parte nostra, che stavamo mettendo in piedi il progetto, e da parte di chi poi ne avrebbe preso parte».
SERVIZI ECCELLENTI. Gustop ha aperto all’inizio di ottobre, fedele al motto dell’azienda “cucina e persone genuine”, ora anche in modalità catering. Nell’orario della pausa pranzo, la sala di Gustop è presa d’assalto dai clienti, conquistati dal cibo semplice e a buon prezzo che i ragazzi propongono quotidianamente. «Sette lavoratori su undici sono disabili, alcuni hanno problemi cognitivi, altri fisici, ma tutti si impegnano al massimo. Merito anche del corso di formazione a cui hanno partecipato prima di cominciare il lavoro, e che ci ha permesso di trovare i candidati più idonei, in grado di rapportarsi con il pubblico e di riuscire ad affrontare un lavoro così organizzato come è un ristorante».
COME GLI ALTRI. C’è spazio per tutti qui a Gustop, tranne che per il pietismo. «All’inizio ci era anche stato suggerito di non dire che alcuni dei dipendenti erano disabili, perché poteva essere un boomerang. Ci sarebbero stati clienti diffidenti, clienti che alla prima mancanza avrebbero dato colpa alla disabilità, clienti che sarebbero venuti solo per fare beneficenza. Noi facciamo il contrario. Vogliamo che le persone vengano da noi perché il cibo che serviamo è buono, curato. E certo non facciamo mistero dei nostri ragazzi. Loro sono sempre lì dietro il bancone, con il loro sorriso, pronti a soddisfare le esigenze dei clienti. Come qualunque altro cuoco del mondo».
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