
Assad bombarda Homs: oltre 300 morti
Sarebbe di più di 300 morti il bilancio del bombardamento di artiglieria condotto nella serata di venerdì su Homs, roccaforte della rivolta siriana. A denunciare il più sanguinoso attacco dall’inizio della repressione del regime di Bashar al-Assad sono stati gruppi dell’opposizione e attivisti per i diritti umani, che hanno parlato di un numero di persone uccise che oscilla tra 217 e i 350. L’artiglieria e i mortai hanno iniziato a colpire il quartiere di Khalidiya alle 20 ora locale (le 19 in Italia), radendo al suolo 36 case con le famiglie all’interno. Alla notizia degli attacchi, gruppi di esuli siriani hanno assaltato l’ambasciata di Damasco al Cairo e hanno manifestato davanti alle rappresentanze siriane in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Il bombardamento è stato lanciato proprio mentre al Consiglio di sicurezza dell’Onu è in discussione un nuovo testo della risoluzione sulla Siria in cui si sostiene la richiesta della Lega araba che Assad si faccia da parte. Secondo gli attivisti l’attacco è stato deciso per punire le diserzioni in massa dei militari a Homs e la scelta di Khalidya sarebbe servita come monito agli altri quartieri ribelli. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha fornito un bilancio di 217 morti a Homs, di cui 138 nel solo quartiere di Khalidiya. Il Consiglio nazionale siriano ha parlato di 260 morti «in uno dei più orribili massacri dall’inizio della rivolta in Siria» a cui potrebbero seguirne presto altri a Damasco e nella città settentrionale di Jisr al-Shughour. Un altro gruppo, i Comitati di coordinamento locali, ha dato un bilancio di 200 morti.
Il regime siriano ha negato che sia stato bombardato un quartiere di Homs. «I cadaveri mostrati da alcuni canali che incitano al terrorismo sono quelli di martiri e di cittadini sequestrati, uccisi e fotografati da gruppi terroristici armati come se fossero vittime dei presunti bombardamenti», ha scritto l’agenzia ufficiale Sana citando «fonti mediatiche».
Intanto la bozza di risoluzione all’esame dell’Onu sulla crisi in Siria «non è senza speranza», ma va emendata per evitare che sembri prendere posizione in quella che è una guerra civile: lo ha affermato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, a margine della Conferenza Internazionale sulla Sicurezza di Monaco di Baviera. «Non stiamo affermando che quella risoluzione non abbia speranze, né futuro», ha precisato il capo della diplomazia russa. A detta di Lavrov, tuttavia, nella sua versione attuale il documento richiede l’adozione di provvedimenti dettagliati da parte del solo governo di Damasco e non invece da parte di quelli che ha bollato come «gruppi armati intenti a manipolare i pacifici dimostranti».
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