
Family 2012, la nostra storia in tre parole
I cliché li hanno chiusi fuori dalla porta oltre mezzo secolo fa. Allora nel piccolo laboratorio tessile di Carnago, in provincia di Varese, la vita si misurava con il metro e trascorreva con ago, filo e pazienza, tanta ce ne voleva per ogni loden o impermeabile confezionato a fine giornata. Poche chiacchiere, molta stoffa e tre generazioni più tardi pazienza e spirito artigiano venivano premiati dai numeri: con due marchi storici come Brums e Bimbus, Preca Brummell, emanazione imprenditoriale del piccolo nucleo pioniere di Carnago, aveva conquistato il mercato producendo e distribuendo in Italia e all’estero, attraverso la formula del franchising e dei negozi mono e multibrand, abbigliamento per bambini dagli 0 ai 16 anni.
Un’impresa che in Italia fattura oggi 120 milioni l’anno, dà lavoro a 500 persone e continua a chiudere la porta in faccia ai cliché: quelli che considerano la fiducia una causa persa all’epoca della crisi e le mamme dotate di figli piccoli una zavorra inammissibile nel mercato del lavoro. «Il successo della nostra azienda è stato costruito grazie a milioni di mamme che ci hanno dato fiducia, e, un paio di anni fa, abbiamo deciso di scommettere su ciascuna di loro, sul valore aggiunto della maternità». In altre parole, spiega Marco Martegani, direttore generale Maxi Brums, sono state avviate una serie di iniziative uniche nel genere in Italia: «Siamo partiti con la ricerca di addette vendita per l’apertura di nuovi punti vendita Maxi Brums dedicati a prodotti per la prima infanzia e la maternità, affidandoci a Moms@work, il servizio di intermediazione professionale di Gi Group dedicato alle madri. Il requisito, va da sé, era essere mamme. Chi infatti meglio di una madre poteva garantirci di instaurare un rapporto di fiducia con la clientela, basato sulla condivisione dell’esperienza della maternità e la capacità di rispondere ad ogni esigenza in maniera adeguata?».
Fioccano le candidature e il successo dell’iniziativa, nell’anno nero dell’economia, rafforza il legame del gruppo col mondo delle mamme: «Abbiamo così dato vita a Mamme fanno impresa, un progetto di sostegno alle madri che decidono di avviare un’attività in franchising all’interno della nostra rete, trasferendo a ciascuna di esse il nostro know how e permettendo l’accesso al credito a condizioni vantaggiose. Grazie a Moms@work forniamo poi il servizio “mamma jolly”, una mamma che sostituisce la titolare durante le ferie per tre settimane nei primi tre anni di attività; garantiamo inoltre una borsa di studio della durata di cinque anni e assegnamo un guardaroba Brums o Bimbus del valore di mille euro all’anno per ciascun figlio».
Sarà per la scommessa imprenditoriale sulla conciliazione di famiglia e lavoro, che coinvolge il gruppo in progetti di solidarietà con gli ospedali Sacco, Buzzi di Milano e la Fondazione Francesca Rava, o perché condivide la vita aziendale con la moglie, o ancora perché prima di tutto questo si definisce un papà, e nessuna festa somiglia a quella che gli ha travolto il cuore alla nascita dei suoi figli, ma «la nostra adesione alla Fiera internazionale della famiglia, che si terrà a Milano dal 29 maggio al 2 giugno, è stata immediata». C’è, nel titolo dell’Incontro mondiale delle famiglie di cui la fiera è parte integrante e che culminerà il 2 e il 3 giugno con gli incontri con il Papa, «tutta la storia della nostra impresa: “La famiglia, il lavoro, la festa”, tre semplici parole per dichiarare che la famiglia è un valore fondante della società, del lavoro, dell’uomo».
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