A grandi balzi verso l’atroce utopia di una società “libera dai Down”

Di Caterina Giojelli
17 Marzo 2021
Il 21 marzo il mondo celebra la "giornata della Sindrome di Down". Ma tutti gli altri giorni si "libera" dei bambini Down con test prenatali e aborto selettivo

Il 21 marzo è la giornata mondiale della Sindrome di Down. 21, come la trisomia che avremmo riscontrato in 27 bambini europei ogni 10 mila nati, invece sono stati solo 10. Senza aborti selettivi ne sarebbero nati 17 mila, ne sono nati invece 8 mila. È quanto conclude uno studio pubblicato a dicembre dall’European Journal of Human Genetics che ha calcolato quanti bambini Down sono nati tra il 2011 e il 2015 e quanti ne sarebbero nati se non fossero stati abortiti proprio perché “Down”, cioè individuati come tali dagli screening prenatali. 

Rispetto alle stime previste, in Spagna sono nati l’83 per cento di questi bambini in meno, in Italia il 71 per cento in meno. In Danimarca la riduzione è stata del 79 per cento: nel paese più felice ed egualitario del mondo, nel 2019 sono nati solo 18 bimbi con la trisomia 21. L’Islanda, dove la riduzione 2011-2015 è pari al 69 per cento, è vicina al 100 per cento di popolazione “sana”: non vedono la luce più di due bimbi Down all’anno, nati per errore, cioè non segnalati dagli screening. Nel Regno Unito i nati con Sindrome di Down sono stati il 54 per cento in meno delle attese. Dati in linea con la media europea nel periodo del debutto dei Nipt (Not Invasive Prenatal Test), gli screening delle principali anomalie cromosomiche fetali in gravidanza. Il Regno Unito è un caso emblematico: qui, dove nove donne su dieci che ricevono diagnosi di Sindrome di Down decidono di abortire, Heidi Crowter, attivista 25enne con la trisomia 21, è riuscita a fare accogliere all’Alta Corte la richiesta di riesame giudiziario della normativa che autorizza la soppressione di disabili come lei fino alla nascita. 

In Francia, alla fine del periodo considerato dallo studio mancavano all’appello il 68 per cento delle nascite attese di bambini con la Sindrome di Down: qui a giugno è stata respinta per un pugno di voti una misura che avrebbe aperto all’individuazione in provetta anche della trisomia 21. Eppure, complice il crescere dell’età media delle donne in gravidanza, dati Eurocat attestano che negli ultimi 35 anni la frequenza con cui si verificano i concepimenti di bambini con la Sindrome di Down è quasi raddoppiata: da uno ogni 735 negli anni Ottanta a uno ogni 400 oggi (e tra il 2016 e il 2018 sono 39 i bambini nati vivi ogni cento concepiti con trisomia 21). Puntare a estirpare una sindrome eliminando il malato, insomma, è un sogno eugenetico a cui curiosamente oppongono resistenza i concepiti.

Lo scopo della diagnosi prenatale non andrebbe mai messo in discussione: grazie agli screening è possibile capire come prendersi cura di un bambino, individuare condizioni che potrebbero causare problemi di salute man mano che il feto cresce, preparare la donna e permettere a chi non si sente all’altezza della sfida di crescere un bimbo con la trisomia 21 di poterlo dare in adozione: quando abbiamo iniziato a promuoverli per selezionare i figli, usando l’aborto come mezzo per il “controllo di qualità” della popolazione europea? Nell’epoca di tutti i diritti umani, delle vite che tutte valgono, quelle dei bambini con la Sindrome di Down sono uguali alle altre solo il 21 marzo. 

Foto di ragesoss, licenza CC BY-SA 2.0

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