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A scuola coi sumeri (oggi, a Napoli)

Di Annalisa Teggi
07 Novembre 2022
Dall’esperienza di una realtà di istituti nel capoluogo campano, un metodo educativo «per affrontare l’incerto» evitando nozionismi
Napoli scuola

Agata frequenta la quarta elementare e un giorno condivide questo pensiero coi suoi compagni: «Io mi sento libera quando riesco a dire la verità dopo aver detto una bugia». Come le sarà fiorita sulle labbra un’intuizione così profonda? Studiando le civiltà mesopotamiche. Qui è dove sfido chiunque a ricordare di aver avuto pensieri brillanti leggendo i paragrafi di storia su Tigri ed Eufrate.
Agata non è un personaggio di fantasia, esiste. Ed esiste la scuola che l’ha accompagnata a esprimere un’ipotesi di libertà così vivida da far impallidire gli intellettuali da salotto. Tutto è nato da un dato storico di un passato remotissimo: le civiltà mesopotamiche si fondavano sulla distinzione tra uomini liberi e schiavi. Poi è cominciato un percorso di condivisione, ponendo agli alunni una domanda: e tu quando ti senti libero? Nessun argomento è morto e sepolto, se il fulcro di ogni discorso è l’anima viva dello studente.
Chi racconta di Agata e dell’esperienza della «scatola della libertà» è...

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