
Adriana bagna il naso ai maschietti e indovina il “campione misterioso” Giroud
Sposata con un genoano, ha tre figli: due ragazze juventine e un maschio, interista. Il galateo ci impone di non parlare dell’età, ma Adriana Ferrari, la terza vincitrice del concorso di tempi.it, il campione misterioso, è una ligure sanguigna che non ci sta a comparire “una donnetta”: «Non descrivermi come la classica casalinga che, casualmente, sa qualcosa di calcio». Allora, bando agli indugi: come hai scoperto che l’anonimo giocatore rispondeva ad Olivier Giroud? «Amo la Camargue e conosco bene i campionati stranieri. Gli indizi che mi hanno aiutati sono stati la cresta e il peso». Ma ammette: «Ho dovuto convertire le libbre in chili».
Una storia di fede calcistica che si scontra, fin da subito, con tutti i problemi di un ambiente avverso. «La prima parola che ho detto, dopo mamma e papà, è stata: “Zoff”». Il portiere della Juventus e della nazionale, di cui «mi sono innamorata subito». A quattro anni, ha imbrattato i muri di casa con un bel disegno del suo campione. Ma nelle campagne di Tavareno, nell’entroterra di Sestri Levante, Adriana cresce senza seguire le orme del suo mito: «Ero un’ala. Correvo molto, e ogni tanto facevo pure gol». Per seguire le vicende calcistiche, tuttavia, deve aspettare le superiori: «A miei tempi, mica era facile andare da Chiavari a Torino per vedere la Signora».
Ma l’aria era sempre quella. Aria di vittorie. Non ha dubbi Adriana: «30 scudetti, vinti per manifesta superiorità. L’idea di scrivere sulla maglia “30 sul campo” non mi convince, mi sembra un po’ ipocrita». E ringrazia ancora una volta Alex Del Piero, e la splendida punizione che ha siglato la vittoria scudetto sulla Lazio. «È un delitto che se ne vada – annuncia –, è la nostra bandiera». Anche il rapporto con la squadra locale, la Virtus Entella di Chiavari. è segnato da grandi emozioni: «Quando c’era da tifare i biancocelesti, che lottavano per la serie C, non mi sono mai tirata indietro».
Adesso, la vittoria nel concorso di tempi.it. Tutto è nato «da una scommessa. Un mio amico milanista non credeva che avrei mai potuto vincere questa sfida. Io gli dissi: “Guarda che almeno una volta lo vinco”. Risate generali». Brava Adriana, e adesso fagliele rimangiare.
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