Afghanistan, il ministro Mauro parla davanti a un'[link url=https://dev.tempi.it/videogallery/afghanistan-ministro-mario-mauro-alla-camera-morte-giuseppe-la-rosa-amarezza-per-aula-vuota#.UbiA0vZOrt4]aula vuota[/link] . E a Tempi dice: «La pace non si fa gratis»

Di Redazione
12 Giugno 2013
Il titolare della Difesa rivela alla Camera (semideserta) che l'uccisore di La Rosa è stato arrestato. E in un'intervista a Tempi: «Parla di insuccesso solo chi non è stato là»

Si è trovato di fronte un’aula semideserta il ministro della Difesa Mario Mauro, chiamato questa mattina a presentare alla Camera dei deputati una informativa urgente sull’attentato che sabato 8 giugno ha tolto la vita del capitano Giuseppe La Rosa a Farah, Afghanistan. Un grave segnale di disinteresse da parte dei rappresentanti del popolo italiano che ha spinto il ministro a dichiarare subito una «amarezza profonda, a fronte della gravità di quanto accaduto, nel vedere questa Aula vuota». «Credo – ha aggiunto Mauro – che sia a un fatto come questo che siamo chiamati a guardare se vogliamo comprendere il nostro compito e il senso della nostra missione».

ARRESTATO L’ATTENTATORE. Nella relazione il ministro della Difesa ha rivelato ai parlamentari che l’attentatore è stato arrestato. Si chiama Walick Ahmad, è sulla ventina e ha reso «piena confessione assumendosi tutta la responsabilità» dell’attacco. Fatto che secondo Mauro smonta definitivamente l’«azione di vera e propria “guerra psicologica”» compiuta dai terroristi dopo l’assassinio di La Rosa, quando era stata diffusa «l’informazione che l’attentatore fosse un bambino di 11 anni, facendo percepire quasi un atto eroico e di partecipazione popolare». Alla Camera infine Mauro ha confermato anche «l’intendimento del governo di proseguire la partecipazione alla missione Isaf, il cui obiettivo ultimo è ormai prossimo, concludendola secondo i termini stabiliti», ovvero entro la fine del 2014.

[internal_video vid=100434]L’INTERVISTA A TEMPI. In una intervista concessa a Tempi, che sarà pubblicata nel numero del settimanale in edicola da domani 13 giugno, il ministro Mauro risponde anche approfonditamente alle obiezioni di chi, in Italia, soprattutto in seguito a tragedie come l’omicidio del capitano La Rosa, si è abituato a «dipingere l’Afghanistan come “una guerra che non si può vincere”». Quelli che la pensano così, secondo il ministro, «dimenticano che i nostri uomini sono in Bosnia da vent’anni e da quattordici in Kosovo. La stabilizzazione richiede tempi lunghi». Benché il paese si trovi a 10 mila chilometri dall’Italia, «il conflitto afghano – spiega a Mauro a Tempi – interessa la nostra vita quotidiana. Questo deve ricordarci che né la pace, né la libertà sono gratis. Purtroppo hanno un prezzo alto e gli italiani lo stanno pagando».

BILANCIO DELLA MISSIONE. Nell’intervista il ministro trae anche un bilancio sulla missione militare del nostro paese nel regno dei talebani. Perfino dopo l’ennesima perdita italiana, secondo Mauro, sarebbe ingiusto dichiarare l’insuccesso dei nostri soldati: «Parla così chi non è stato in Afghanistan e non ha visto cosa sta avvenendo nell’ambito dell’assistenza sanitaria, delle infrastrutture, del miglioramento delle condizioni di vita delle donne, delle scuole. Tutto questo è il nuovo Afghanistan». E quello delle truppe italiane nel paese è un lavoro che «ci deve rendere orgogliosi di loro, perché li abbiamo visti spendersi al servizio della pace, e non per far la guerra. Attraverso le testimonianze di centinaia dei nostri soldati sappiamo che sono orgogliosi di ciò che hanno fatto in Afghanistan».

Articoli correlati

5 commenti

  1. francesco taddei

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-afghanistan-bugie-sul-ritiro-6656.htm
    Il premier Enrico Letta ha sostenuto che “non si pone il problema dell’uscita dall’Afghanistan che è stato già fissato nel 2014”. In realtà Roma ha già approvato (ma non in Parlamento) il piano dell’Alleanza Atlantica che si svilupperà per almeno un triennio dopo il 2014 con la missione addestrativa e di consulenza “Resolute Support” il cui concetto operativo è stato definito il 5 giugno a Bruxelles. In questa missione, che non prevede compiti di combattimento se non per la difesa delle truppe delle basi, gli italiani avranno un ruolo di grande rilievo sempre nello stesso settore occidentale. Mentre britannici e francesi si defileranno lasciando in Afghanistan pochi consiglieri e istruttori, Germania e Italia invece manterranno il comando di due dei cinque settori ai quali fanno capo oggi i Comandi Regionali della forza Nato. Un impegno non irrilevante che ha ottenuto un pubblico elogio da parte del segretario alla Difesa statunitense, Chuck Hagel.Questo significa che oltre ai consiglieri militari manterremo a Herat un comandante di contingente (un colonnello o più facilmente un generale) che si interfaccerà con le autorità militari e civili afghane dell’Ovest e con il vertice della missione a Kabul. Il numero di militari italiani assegnati alla missione sarà certo inferiore agli attuali 3.200 effettivi e anche ai 1.800 che saranno presumibilmente presenti a Herat tra un anno. Non sarà però limitato a poche decine di istruttori e consiglieri poiché a questi ultimi occorrerà assicurare un ampio supporto logistico, una forza da combattimento per difendere le basi di Herat e Shindand e intervenire in quel settore ovunque ve ne sia bisogno disponendo quindi di elicotteri e forse anche droni. Insomma, dopo il 2014 i militari italiani non solo resteranno in Afghanistan ma vi schiereranno presumibilmente non meno di 600/800 militari.
    il cattolicissimo ministro mauro (che vorrebbe l’evaporazione dell’italia nell’europa francotedesca, come più volte da lui auspicato nelle comparsate televisive) mente sapendo di mentire. e voi di tempi gli lisciate pure il pelo.

  2. Vittorio

    Considerato che 1 terzo della popolazione afghana è talebana… io credo che la cosa migliore sia parlare con i talebani e dargli la possibilità di governare il paese sotto la supervisione di Karzai. Questo significa dichiarare fallita la missione di guerra. Non vedo altra via se non il regolarizzare i talebani a patto che essi rinuncino agli eccessi del loro estremismo. Uccidere 1 terzo della popolazione afghana non mi sembra ne praticabile, ne cristiano. Abbiamo visto che l’Islam quando è lasciato solo genera al suo interno dei dissidenti. Invece quando l’occidente lo attacca si compatta e diventa più forte.

    1. Vittorio

      Dobbiamo andar via il prima possibile perchè questa guerra non può essere vinta. Se proponiamo ora ai talebani di andar via in cambio del rispetto di alcuni diritti di base e dello stato afghano otteniamo un buon risultato. Ma se rimaniamo prima o poi saremo costretti ad andarcene a gambe levate per questioni economiche o politiche e a quel punto la sconfitta sarà ancora più sonora. I talebani riprenderanno il controllo senza garantire nulla in cambio e vi sarà una rivoluzione che causerà numerose vittime tra chi aveva collaborato con gli occidentali.

  3. ragnar

    Aspettiamoci la satira di Crozza

I commenti sono chiusi.