Alitalia, Delrio: «Entro domani daremo risposte a Etihad». Poste conferma l’investimento

In un incontro stamattina si è sbloccata la decisione di Poste italiane che investirà 65 milioni di euro in una società cuscinetto, tra la vecchia Alitalia e la newco. Resta ancora aperto il nodo sindacati

“Si è trattato di un incontro proficuo, che consentirà in brevissimo tempo alla compagnia italiana di formulare una risposta all’ultima lettera di Etihad, in modo da giungere al più presto ad un esito positivo”: così in una nota Palazzo Chigi ha definito l’incontro che si è tenuto oggi per cercare di far decollare l’accordo tra Alitale e Etihad, dopo che l’ad della compagnia aerea degli Emirati James Hogan ieri ha fatto giungere una lettera all’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, in cui ha ricordato la necessità di sciogliere tutti i nodi ancora aperti e chiudere la trattativa entro il 31 luglio. Cioé domani. Delrio oggi ha però assicurato: «La risposta ad Etihad arriverà nei termini concordati»

L’INCONTRO. Stamattina il governo ha quindi convocato un vertice d’emergenza. Hanno partecipato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, poi l’ad di Alitalia Gabriele Del Torchio e il presidente Roberto Colannino, l’ad di Poste Italiane Francesco Caio, e Giancarlo Guenzi il capo del dipartimento finanze di Atlantia, la società dei Benetton che ha il 7,4 per cento delle azioni Alitalia. In collegamento telefonico hanno partecipato anche l’ad di Unicredit Federico Ghizzoni e il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. “Durante la riunione sono stati affrontati i temi principali ancora aperti al fine di giungere alla chiusura della trattativa” ha fatto sapere Palazzo Chigi al termine.

IL “NODO” POSTE. Da ieri tiene banco la discussione con Poste su uno dei nodi principali (e ancora irrisolti) della trattativa, ovvero il coinvolgimento della società nell’investimento, prima promesso poi sospeso, perché l’azienda non intendeva investire sulla “old company” piena di buchi e di problemi, ma solo sulla new co. Adesso Poste sembrerebbe essersi convinta ad una soluzione di mezzo, l’investimento su una mid co, una middle company “cuscinetto” tra la vecchia Alitalia e quella che dovrebbe risorgere insieme ad Etihad, che dal canto proprio investirebbe 560 milioni. A Poste è stato chiesto dalle banche (principali creditrici di Alitalia, che hanno accertato di convertire i loro crediti in azioni) Unicredit e Intesa Sanpaolo di partecipare con un investimento minimo di 73 milioni di euro, ma la società avrebbe voluto metterne solo 50. Si è giunti alla cifra di compromesso di 65 milioni, mentre le due banche con Atlantia insieme copriranno la restante parte per giungere ad un aumento di capitale di 250 milioni di euro. Poste dopo l’incontro di oggi ha fatto sapere di essere soddisfatta e che “Il governo ha condiviso la nostra posizione”.

IL “NODO” SINDACATI. Né all’incontro di oggi, né nei giorni passati il ministro Lupi ha convocato i sindacati: sul fronte dei lavoratori infatti il clima resta rovente, costellato da reciproche accuse. Per il segretario di Fit Cisl Giovanni Luciano «Eravamo tutti d’accordo sui 31 milioni (di riduzioni degli stipendi del personale) e sui testi contrattuali. E se dovesse naufragare il matrimonio con Etihad, il colpevole è inutile che cerchi di arrampicarsi sugli specchi». La Uilt, che non ha firmato l’accordo sui tagli ha replicato di considerare «pretestuoso» l’attacco degli altri sindacati «addossando a noi eventuali possibilità di fuga di Etihad». Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha inoltre sottolineato che il suo sindacato non è tanto influente da poter incidere sull’andamento della trattativa: «Quella di Etihad è la migliore soluzione al mondo, per la quale abbiamo pagato e pagheremo tutti i prezzi. Però i problemi non dipendono da noi» ha aggiunto. La segretaria Cgil Susanna Camusso ha chiuso in maniera lapidaria la discussione: «Per quanto ci riguarda gli accordi ci sono già» e non sono necessarie altre trattative sindacali.

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